«Diciassette giorni isolato per il Covid ma l'ho sconfitto»

Duccio Cartocci racconta lo stress di stare da solo chiuso in casa. E rilancia: «Ora vorrei donare il sangue per produrre quello iperimmune»

Duccio Cartocci

Duccio Cartocci

Siena, 9 gennaio 2021 - «Covid 19, è stata dura stare chiuso in casa 17 giorni ma ti ho sconfitto». Ha voluto gridarlo al mondo che da oggi potrà uscire in quanto il tampone è risultato negativo, andrà subito dal suo amato cavallo Robolt. E da lunedì rientrerà nella grande azienda dove lavora. Lui è Duccio Cartocci, ocaiolo e volto noto nel mondo del Palio. Che è finito, proprio prima delle feste di Natale, fra i casi positivi registrati dall’azienda sanitaria locale, costretti a rispettare l’isolamento domiciliare. «E’ stata brutta, non perchè mi sentivo male, non me ne sono neppure accorto essendo asintomatico, quanto per il fatto che stare in casa senza contatti è un incubo», racconta.  Dov’è avvenuto il contagio? «Bella domanda! Non è neppure che sono stato a cene o altro. Non lo so. Quello che è sicuro è invece che è stato fatto il tampone alla mia ragazza, a tutti i parenti con cui potevo aver avuto contatto e sono risultati negativi. Solo io positivo». Come ti sei accorto? «Ho fatto un tampone perché, con l’avvicinarsi delle feste, in prospettiva di ritrovarmi a casa con i genitori che non sono giovanissimi, volevo stare tranquillo. Sono andato a cuor leggero, sicuro di non aver preso il virus perché mi sentivo bene. Gli odori li percepivo regolarmente, i sapori lo stesso. Niente febbre. E invece...» Chiuso in casa 17 giorni dal 21 dicembre al 7 gennaio? «Esatto! I più lunghi della mia vita. Niente ragazza, niente famiglia. Letto, divano e televisione. Non è stato bello. A livello fisico non ci sono stati problemi, chiaro che psicologicamente la costrizione delle quattro mura ti stressa». Ultimo dell’anno? «Nel pomeriggio mi avevano comunicato che il tampone era ancora positivo anche se con bassa carica batterica: umore nero. Mi cascò il mondo addosso. Panino con la mortadella e a letto. Mi ha chiamato la mia ragazza per gli auguri».  Finalmente il 7 gennaio via libera: odissea finita.  «Meno male. Mai avuto febbre, anzi era a poco più di 35! Per prima cosa andrò a scuderia da Giosué (Carboni, ndr), dai cavalli. E lunedì rientro finalmente a lavoro».  Ti vaccinerai? «Per ora non ci penso, anche perché il Covid l’ho già avuto. Piuttosto, visto che faccio parte del gruppo donatori di sangue dell’Oca, voglio sentire se posso essere utile per quello iperimmune. Facciano prima il vaccino a chi sta male ed è maggiormente a rischio».