Caporalato nei campi. Sfruttavano i migranti pagandoli pochi euro. Arrestati dieci pakistani

Utilizzavano illecitamente 67 extracomunitari ospiti nel Cas di Piombino. Sgominata un’organizzazione criminale: tra le accuse, l’intermediazione. illecita con violazione dei contratti nazionali e delle norme sulla sicurezza.

Caporalato nei campi. Sfruttavano i migranti pagandoli pochi euro. Arrestati dieci pakistani

Caporalato nei campi. Sfruttavano i migranti pagandoli pochi euro. Arrestati dieci pakistani

Un via vai continuo di furgoni dal Centro di accoglienza straordinaria di Ritorto (Livorno) che ha insospettito una pattuglia del Nucleo operativo Radiomobile dei carabinieri di Piombino. Parte da un’intuizione l’operazione ’Piedi scalzi’ che ha portato all’arresto di dieci persone (alcune residenti anche in provincia di Siena) accusate di caporalato e sfruttamento del lavoro. Vittime 67 extracomunitari pakistani e bengalesi, tra i 30 e i 56 anni, ospiti del Cas. Persone disperate, che per 0,97 centesimi l’ora lavoravano in condizioni disumane. "Anche i titolari delle ditte alle quali i committenti, risultati estrani ai fatti, richiedevano servizi sono pakistani e utilizzavano la manodopera in maniera illecita approfittando dello stato di estremo bisogno", ha detto il comandante provinciale dei Carabinieri di Livorno, Piercarmine Sante Sica.

"Gli ospiti dei Centri di accoglienza possono svolgere lavori – ha spiegato – dalle 6 alle 22. Quindi l’anomalia non sta nella loro prestazione, ma nel contratto di lavoro: dall’assenza di qualsiasi tipo di formazione alla violazione delle norme di sicurezza e anche di igiene. I pakistani erano dotati solo di un paio di guanti e lavoravano dieci ore ininterrottamente, senza le pause previste e senza altri dispositivi di sicurezza". Per non parlare dei compensi: il contratto di lavoro in provincia di Grosseto prevede una tariffa orari di 10,56 euro l’ora. "Qui si andava dai 6 ai 9 euro l’ora e in alcuni casi anche 97 centesimi l’ora". Dure le parole dei sindacati. "L’ennesimo caso di sfruttamento e caporalato è lo spaccato di un’economia primaria sofferente, nonostante i continui sforzi per riportare la legalità nel settore agricolo", dichiarano la Flai Cgil nazionale e il segretario generale della Flai Cgil Toscana Mirko Borselli. "Questa operazione deve essere un ammonimento per tutti. L’indagine coordinata dalla procura di Livorno sul caporalato in agricoltura dimostra quanto ancora ci sia da fare per garantire l’applicazione della legge e dei contratti – afferma Borselli –. Si susseguono i casi, anche nella nostra regione, in cui il fenomeno viene contrastato dalle forze dell’ordine in assenza di reale efficacia in termini di contrasto preventivo". Per la Flai Cgil "serve un salto di qualità sul piano del contrasto preventivo, le sezioni territoriali del lavoro agricolo di qualità debbono divenire un reale strumento di contrasto e prevenzione al caporalato. In metà delle province toscane, ancora a distanza di otto anni dalla legge 199 che le ha previste, le sezioni territoriali non si sono neanche insediate. Quando lo Stato non presidia arrivano loro, i caporali".

Michela Berti