REDAZIONE SIENA

Sesso e coca, gli arrestati in silenzio Una prostituta aiutava a spacciare

Bocche cucite: i due arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulle case del sesso a Siena e sullo spaccio di droga, che avveniva anche in un bar di Camollia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’interrogatorio di garanzia si è svolto ieri alle 15 nell’aula a piano terra di palazzo di giustizia davanti al gip Roberta Malavasi. Prima è entrato L.R., 39 anni, insieme ai suoi legali, Sandro Sicilia e Paolo Panzieri. Pochi minuti e gli ha dato il cambio M.B., 27 anni, difeso da Alessandro Betti. Scena muta anche per quest’ultimo. Alle 15,30 il pm Silvia Benetti lasciava l’aula e gli arrestati uscivano. Si gioca dunque a carte coperte anche perché i legali hanno iniziato a valutare le carte solo ieri, in particolare la mole di intercettazioni che cristallizzano i rapporti e anche le richieste di stupefacenti, soprattutto cocaina. Sebbene lo spaccio venga contestato solo al titolare del bar di Camollia. Sarebbe circolata polvere bianca nella casa in affitto dove lavoravano le lucciole, a Colonna San Marco. "La cocaina veniva fornita anche ai clienti, l’uomo si avvaleva sia di una delle prostitute nella casa, oppure la smerciava nel bar che gestiva e che non è stato oggetto di sequestro preventivo solo perché a fronte dell’emergenza coronavirus era già chiuso", ha chiarito il pm Silvia Benetti. Usavano un linguaggio criptico per indicare lo stupefacente. "Goccioline, dicevano per esempio. In alcune occasioni usavano cautele ma – prosegue Benetti – c’è stato un riscontro importante anche con i sequestri d’iniziativa ai compratori all’uscita fermati dalla Mobile. Gli indagati, inoltre, fornivano aiuto alle prostitute: se un cliente dava in escandescenze e creava problemi, avvisavano subito"

La.Valde.