Schiaffi alla donna incinta "Ti devi disfare del bimbo"

Chiesta la condanna a 2 anni e mezzo per un uomo di Chianciano . Rapporto tormentato con maltrattamenti in famiglia e stalking

Non aveva rispetto per quel bambino, frutto del loro amore. Concepito in una relazione a dir poco burrascosa fra un 47enne ed una donna di 33 anni che viveva a Chianciano. Costellata di separazioni e poi di riavvicinamenti, sempre dolorosi. Dopo che la donna era rimasta incinta l’uomo l’avrebbe più volte aggredita, picchiandola per motivi banali. La gelosia, primo fra tutti. Aveva cercato di imporle di interrompere la gravidanza ma lei non aveva voluto saperne. Tanto che il piccolo era venuto alla luce. Aveva alzato le mani su di lei, schiaffeggiandola quando aveva il pancione. "Le condotte sono emerse nel corso dell’istruttoria", ha sottolineato il pm chiedendo al giudice Andrea Grandinetti per il 47enne la condanna a 2 anni e 6 mesi ritenendolo responsabile di maltrattamenti in famiglia e di averle fatto stalking.

"Il cuore del processo – ha replicato l’avvocato Paolo Bufalini che assiste l’imputato – è la testimonianza della persona offesa". E ancora: "Una vicenda molto ingarbugliata". Che ricostruisce passo dopo passo. Da quando nel 2015 i due si conobbero e lei rimase quasi subito incinta seppure ancora legata ad un altro uomo, svela in aula. Dapprima avrebbe detto alla 33enne di abortire, poi dopo sarebbe stata lei a voler interrompere la gravidanza e lui invece ad opporre resistenza, ancora la ricostruzione della difesa. Che spiega quindi l’episodio dello schiaffo quando era in piena gravidanza. "Discutevano sul tema dell’aborto in termini abbastanza brutali. La donna tirò fuori un elemento nuovo: ’Il figlio non è tuo’. Di qui la reazione del mio assistito. Energica. Più che maltrattamenti in famiglia si è trattato di una reazione a quanto detto dalla convivente". Che, per la cronaca, fu costretta al ricovero all’ospedale di Nottola con forti dolori all’addome. Poi la gelosia. L’aveva seguita quando lei prendeva il bus, facendole una scenata. "Ma l’autista ha riferito solo di aver assistito a un diverbio tra i due", porta acqua al suo mulino l’avvocato Bufalini. Che sottolinea il tira e molla della coppia, che prima si separa e quindi torna insieme. "Quando lei si rivolse ad ’Amica donna’ andando in una casa protetta, dopo un mese si pentì e disse all’ex che lì non poteva stare, riprendendo la convivenza nel 2016", ricostruisce.

Un rapporto tormentato e complicato dove il limite era stato più volte superato. Avrebbe minacciato di uccidere sia lei che la madre di quest’ultima, l’avrebbe seguita sul posto di lavoro, senza contare telefonate e videochiamate. "Deve andare assolto", ha invocato Bufalini. Ma non c’è stata la sentenza perché il giudice Grandinetti ha rinviato per eventuali repliche e la decisione.

Laura Valdesi