
Savelli con il nipote accanto alla tomba del mitico Urbino (Foto Lazzeroni)
Siena, 4 luglio 2020 - «Non lo voglio neppure ricordare il 2 luglio. Anzi, vorrei essere già dopo il 16 agosto. E’ stato come quando c’era la guerra. Però allora ero un ragazzino, non sapevo bene cosa voleva dire. Questo Provenzano per me è stato peggio della guerra", racconta una memoria storica della Festa. Uno dei protagonisti, Mario Savelli, ex barbaresco della Torre e proprietario di cavalli da decenni. Che nella sua scuderia ospita la tomba del mitico barbero Urbino de Ozieri, quattro Carriere corse e tre vinte: Selva, Pantera e Aquila. «Perché almeno, finito il conflitto, si tornò ad essere noi – prosegue il ragionamento Savelli –. rammento che la sera mi misi il tamburo alla vita, insieme ad altri ragazzi della Torre con le bandiere, e andammo in tutte le Contrade e queste vennero per ritrovarsi in Piazza. Fu una gioia immensa, poi, quando ci riuscì a fare il Palio della pace anche se finì come si sa... Questa (l’emergenza sanitaria del coronavirus, ndr ) però non doveva succedere. Il rimpianto è forte in tanti senesi". Proprio impossibile uno St raordinario? "Vediamo questi mesi come vanno, se la paura è finita. Se resta, bene andare al 2021. Sennò, mi capisci, un Palio straordinario ti dà un sorso di bellezza". Le regole sanitarie vanno rispettate, si è visto anche a Mociano con le restrizioni imposte. "Guarda, se avessi il sindaco davanti gli direi.... A Mociano non c’è mai stato un assembramento di gente, magari sposti quelli alla rete più su. Ma su quella scarpatella che c’è le persone possono stare distanti. Mociano non lo chiuderei...". Quanto manca il Palio a Siena? "Non ne parliamo neanche, è tutto. E’ la cosa più cara. Ho letto il 2 luglio un articolo su La Nazione che mi ha commosso. Descriveva questa mancanza in maniera straordinaria. Si sente il vuoto, anche chi ha i cavalli. Una passione che ti prende, è dal 1954 che li porto in Piazza". E che va tramandata ai giovani. "Lo so che sono anziano, ma oggi sono diversi da noi. Si prendeva la seggiola e ci si metteva in terrazza accanto ai vecchi che raccontavano aneddoti della Contrada. Oggi i ragazzi ti ascoltano meno, mi dispiace. Dovrebbero far parlare e ascoltare di più". Un augurio a Siena per il 2020. "Che tutti vogliano bene alla città, amministratori di qualsiasi partito e persone di ogni Contrada. Siena è come una bella donna: bisogna volergli bene. Mi ricordo una volta che al banco della mamma venne la squadra dell’Inter, Herrera. Stavano a bocca aperta a vedere la Piazza. Mi dissero che era una delle più belle che avevano visto, pur avendo girato il mondo. Questa Torre che quasi sembra venirti addosso. Inutile confrontarla con altre, siamo unici. ma bisogna fare in modo che vengano da noi i turisti e gli studenti. A volte sento dire ‘chi vi ci porta’. Sbagliato: gli universitari in una città come Siena ’pesano’. E sono importanti. E allora, per concludere, vogliamo bene a tutti. Vogliamoci bene fra di noi. E rispetto, che qualche volta manca". Laura Valdesi