
La cerimonia di Sant'Ansano (Foto Paolo Lazzeroni)
Siena, 2 dicembre 2015 - «Radici storiche e tradizioni secolari da tramandare «come geloso ‘deposito’ di appartenenza civile e religiosa». Identità culturale. Nuovo Umanesimo. Ingredienti (anche) per la nostra città che cerca il giusto collante nell’era della disgregazione e di un «angosciante individualismo».
Di difficoltà che si possono però superare facendo quadrato, ha rilanciato ieri il messaggio l’arcivescovo Antonio Buoncristiani nell’omelia in Duomo per il santo patrono, Sant’Ansano. «Perdonate se torno a ripetere con insistenza che se ne può uscire, con le ossa meno rotte possibile, solo tutti insieme, ciascuno facendo responsabilmente la propria parte, equipaggiandoci delle risorse umane necessarie a ricostruire un futuro meno duro per tutti, specie tenendo conto dei più deboli. Che sono i senza lavoro, gli anziani poveri e i nostri giovani i quali devono tornare a guardare avanti con più serenità, anche se con realismo».
Leitmotiv da quando la città si è trovata al centro di inchieste e dell’attenzione nazionale, ormai due anni fa. Spaesata e ferita. Le Contrade rappresentarono in quella fase le radici e le sane certezze, il simbolo nel quale continuare a riconoscersi e a lavorare. Ruolo che, superato lo choc, queste hanno continuato a svolgere. «La nostra – ha sottolineato monsignor Buoncristiani – è una cultura di radice antica che si esprime non solo nei suoi tanto ammirati monumenti del passato ma anche nel rispetto del prezioso patrimonio di vita che ancora si esplicita in tante celebrazioni annuali. Penso tra l’altro alla solennità dell’Assunta, all’Ottavario in Duomo, alle feste di Sant’Ansano e di Santa Lucia e, anzitutto, ai rituali delle Contrade e del Palio». Ma c’è un pericolo. «Ossia di mantenere solo il contenitore tradizionale – prosegue – senza i valori che ne sono alla base. Rimarrebbe di fatto un rituale vuoto. A tale riguardo molto lodevoli sono anche le più recenti iniziative per il Capodanno Senese e per il Pellegrinaggio della via Francigena. Tutte espressioni di una cultura cristiana che sta alla base della nostra stessa civiltà e che deve continuare ad animare il nostro Umanesimo». Tanto caro a Papa Francesco il quale ha raccomandato di vivere i difficili problemi del nostro tempo di cambiamento «come sfide e non ostacoli».
E’ netto il ringraziamento dell’arcivescovo «per quanto le Contrade stanno facendo per il bene comune della città», scandisce mentre autorità, priori e capitani, tanti senesi, ascoltano attenti. E mette in guardia su quella che definisce «una certa pericolosa disattenzione nel cercare di annullare, o almeno attenuare, l’identità culturale nell’illusione di costituirne una ‘universale’ con il pretesto del rispetto di tutte le altre. Pensate a quanto sta avvenendo per la festa del Natale nella scuola. La soluzione è invece quella di creare un clima di rispetto e di riconoscimento reciproco nella condivisione di comuni valori universali e nella tutela delle differenze che non li contrastano, ma arricchiscono nella diversità».
Guai costruire i muri, però. Non serve a Siena, non è utile nel mondo. Anche se giustizia e pace sono minacciate «da terrorismo ed egoismi umani». Meglio la semplice e sana sostanza, la solidarietà che ciascuna Contrada mette in campo. Vuoi per trovare lavoro a chi è rimasto senza oppure ai giovani alle prese con gli sbarramenti della crisi. Vuoi per aiutare le persone che vivono un momento difficile e gli anziani che sanno sempre dove trovare uno spazio in cui sentirsi ancora in famiglia.
La.Valde.