Quando tornò in patria l’esultanza schizzò alle stelle. Nella notte fra il’11 e il 12 luglio 1989 ladri ben addestrati avevano derubato il Museo del Seminario Arcivescovile allestito a Montarioso di alcune sacre suppellettili devozionali, tra le quali spiccava lo stupendo reliquiario in origine custodito nell’abbazia di san Galgano: un capolavoro di oreficeria che non ha eguali nell’Europa dei primi decenni del XIV secolo. Il reliquario a forma di tabella risale più o meno al 1320 ed è opera della Bottega ‘dei Tondi’.
Nel gennaio del 2020 fu notificato all’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice dall’Arma dei Carabinieri che l’addestratissimo Nucleo Patrimonio Culturale (sezione di Siracusa) aveva rinvenuto nel mercato antiquariale la preziosa refurtiva. Don Enrico Grassini, direttore dell’Ufficio dei Beni culturali della Diocesi, non stava nella pelle dalla gioia. L’insperato recupero sembrò un miracoloso segno di benvenuto al cardinale da poco insediatosi alla testa della Diocesi.
Occorreva programmare un lavoro di restauro, nient’affatto semplice, ed in accordo con il rettore dell’Opera Metropolitana Giovanni Minnucci furono incaricati i tecnici dei Musei Vaticani, assistiti da esperti che avevano una dettagliata conoscenza delle botteghe senesi. Dopo la mostra organizzata a Roma venne aperta nella cosiddetta cripta della Cattedrale senese un’esposizione che segnò una data storica.
Dopo 34 anni di esilio si ricostituiva un complesso di manufatti che attestava l’intenso rapporto tra Siena e il suo territorio nel segno di una fervida ’devotio civica’.
"Desta meraviglia – scrive don Enrico – la presenza nel reliquiario di numerosi frammenti che fanno riferimento a santi senesi come Ansano e Ambrogio Sansedoni". Si sarebbe tentati di parlare di una ’Chiesa di Stato’. Gli oggetti di per sé non diventano cose capite a amate nel loro valore, nei significati e nei legami che fanno balenare. Ora disponiamo di un ricco volume curato da Elisabetta Cioni e edito da Nuova Immagine sotto la puntuale guida di Laura Neri (’Il reliquiario dell’abbazia di San Galgano di Fròsini. Storia e restauro’, pagine 216, 40 euro). Sarà presentato oggi presso il salone d’onore del Palazzo Arcivescovile, dal Cardinale Augusto Paolo Lojudice, dal rettore dell’Opera del Duomo Giovanni Minnucci e dallo storico dell’arte Alessandro Bagnoli.
Fu la mostra su ’Il Gotico a Siena’ (1982) voluta da Giovanni Previtali ad allargare un campo perlopiù monopolizzato da dipinti e da sculture: per comprendere il fervore di un ambiente creativo come pochi era essenziale coinvolgere in modo approfondito la produzione di un’oreficeria eccelsa e prolifica. Si osservino lentamente il fregio alla base, in smalto traslucido, e il vigore plastico che lo movimenta. Elisabetta Cioni ne spiega particolari e soluzioni con affetto direi mterno e minuzioso acume analitico. Galgano giunge d’impeto a Montesiepi, s’ingegna nel tagliare un ramo d’albero per farne una spada, che però trasforma emblematicamente in una Croce e pianta in terra.
I cistercensi promossero il culto del giovane che si convertì grazie all’intervento dell’Arcangelo Michele. Come un novello Paolo sulla via travagliata di una rustica Damasco.