Salvini: "Mps non va svenduta a Unicredit"

Il leader della Lega: "Sarebbe la fine di una banca storica con 7mila posti di lavoro a rischio". Letta: "Serve il confronto con i territori"

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Matteo Salvini stamattina sarà a Siena, alle 11 in piazza Salimbeni, per sostenere la candidatura di Marrocchesi Marzi alle elezioni suppletive. Ma il leader leghista ha già apparecchiato la tavola per l’arrivo in città. Ieri, ospite al Forum Ambrosetti a Cernobbio, Salvini ha parlato – e molto – di Mps. Partendo da un concetto chiaro e ribadito più volte nel corso del suo intervento: "La soluzione Unicredit per Mps – ha detto Salvini – vuole dire arrivare a svendere. L’alternativa è il tempo, visto che la prima semestrale del 2021 ha chiuso in attivo e quindi Mps è una banca che è tornata a produrre utili. Con Unicredit ci sarebbe la cancellazione di un istituto storico e di un marchio con 7mila posti di lavoro a rischio".

Mps, secondo Salvini, non va dunque venduta a Unicredit. E il leader leghista propone l’alternativa: "La soluzione potrebbe essere quella di un’unione con altre banche del territorio, che si riferisca sostanzialmente alle piccole e medie imprese. Intesa e Unicredit hanno altri target, altri obiettivi e altri potenziali di crescita, io penso che Mps e altre banche del territorio possano dare vita al terzo polo. Intervenire a gamba tesa in un momento in cui torna faticosamente a crescere questo storico istituto non ha un senso". Alla luce del fatto che si parla di aumento di capitale, Salvini, sull’opportunità di contributo del Tesoro, il numero uno della Lega ha detto che "con tutti i soldi che il Tesoro, quindi gli italiani, hanno messo in Monte Paschi per rimediare ai danni fatti dalla pessima gestione del Partito Democratico io penso che metterci dei soldi per rimettere veramente sul mercato la banca avrebbe un senso". Da qui è poi partito il nuovo l’attacco frontale al Pd e a Pier Carlo Padoan. "Mps è comunque un enorme problema – ha detto Salvini – Se io fossi Letta mi vergognerei. Peraltro parliamo di una banca il cui presidente è un ex parlamentare del Pd che si è dimesso per fare il presidente della banca dopo avere fatto il ministro, che ha messo dei soldi in quella banca. E’ una vergogna, in un Paese normale ci sarebbero non una, ma dieci procure a indagare".

Dopo Salvini, dallo stesso Forum di Cernobbio, è arrivata la presa di posizione di Enrico Letta, segretario del Pd. Che ha ribadito concetti altrettanto chiari sul futuro di Mps: "Il Paese – ha spiegato Letta – ha bisogno di una banca importante, di territorio e in grado di fare bene il suo lavoro in Toscana e nel Centro Italia. Sono convinto che si troveranno le soluzioni migliori, evitando uno spezzatino. Va mantenuta – ha aggiunto – la presenza pubblica in questa fase di accompagnamento. La vicenda Mps sta trovando grazie a questo Governo soluzioni importanti. Noi ci siamo e abbiamo alzato l’asticella delle esigenze di salvaguardia dell’occupazione della senesità, dell’unità del marchio e dell’azienda. Chiedo al Governo – ha aggiunto Letta – di ricevere il sindacato e le rappresentanze dei territori interessate alla vicenda di Mps, perchè credo che il negoziato avvenga con un coinvolgimento di tutti". Ma Rizzo, candidato del Partito Comunista, lo incalza: " Chiediamo a Letta di fornire ampi dettagli sul futuro della rete di agenzie nella provincia di Siena, assumendosi fin d’ora un impegno con i lavoratori ed i territori".

Infine le parole di Giorgia Meloni, leader di FdI: "‘Alcuni regali al sistema bancario, e cito la vicenda Mps – ha spiegato Meloni – sono conseguenza della debolezza della politica italiana che è l’unico grande problema a cui sono riconducibili i ritardi dell’Italia rispetto al resto d’Europa. Abbiamo pagato la debolezza della politica di fronte ad alcune grandi concentrazioni economiche. Lo abbiamo visto con le privatizzazioni che sono diventati regali milionari, lo abbiamo visto con le concessioni autostradali, lo abbiamo visto con alcuni regali al sistema bancario, cito la vicenda Mps".