"Salvare l’Emma Villas", la missione di Pinali

Campione del mondo e d’Europa con la Nazionale azzurra, è il leader a cui affidare i palloni decisivi. "Finalmente ho avuto il numero 1"

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Venticinque anni, bolognese, fresco campione del mondo e d’Europa con la nazionale italiana, arrivato a Siena con una missione: trascinare la Emma Villas alla salvezza. Per la sua avventura biancoblù Giulio Pinali ha scelto il numero uno. Da leader, da condottiero, da uomo cui affidare i palloni decisivi. In realtà l’abbiamo vista spesso indossare altri numeri.

Qual è il suo preferito?

"No no, è proprio l’uno il mio numero. Solo che non sempre ho potuto prenderlo: per gli Europei di un anno fa era riservato a Gardini, a Trento l’aveva Kaziysky. Qui finalmente ho potuto indossarlo".

Quando ha iniziato a giocare? "Avevo 11 anni, ai tempi nel minivolley si faceva ancora il misto ragazzi-ragazze, giocavo con mia sorella (Greta, gemella, gioca in A2 a Offanengo) e con mio fratello (Roberto, classe 95, in A2 a Ravenna). Mia mamma ci aveva indirizzato su vari sport, la pallavolo ci ha conquistato subito. Ho provato anche il calcio, però la pallavolo era quello che mi piaceva, magari con alti e bassi, ma è quello che ho seguito di più. Con mio fratello e mia sorella ci aggiorniamo sui risultati, ogni tanto ci scambiamo qualche commento sulle partite".

Cosa avrebbe fatto se non fosse stato un giocatore di pallavolo?

"Avrei fatto l’ingegnere informatico. Ero bravo a scuola, mi piaceva studiare poi quando ho iniziato col professionismo ho un po’ rallentato. Ho deciso di non cercare piani B. Avevo iniziato ingegneria informatica a Bologna, quando mi sono spostato a Modena con gli studi non riuscivo a seguire le lezioni. Mi piace tanto anche la figura del personal trainer e dell’allenatore in generale, probabilmente studierò qualcosa per questo. Mi piacerebbe fare l’insegnante, magari non ad alti livelli ma con i ragazzini, formarli all’inizio della loro carriera".

Il suo palleggiatore preferito?

"Probabilmente Mikah Christenson, come stile di gioco, come tipo di palla".

Un segno particolare degli allenatori che ha avuto?

"Tutti hanno il loro stile, la loro mentalità, il loro modo di insegnare le cose. Mi sono trovato bene con tutti. Stoytchev lavora tanto sull’impegno, sulla costanza, sugli errori; Velasco era più un allenatore sul livello mentale, di preparazione durante l’anno per i momenti importanti, la capacità di dimenticare una partita o una performance così così; Lorenzetti anche lui lavorava tanto a livello mentale, forse è quello da cui ho preso più cose. Ognuno di loro mi ha insegnato tanto".

Cosa ha di speciale De Giorgi?

"È molto bravo nella gestione della squadra, di ogni singolo giocatore, sta dietro a tutti, capisce i momenti, quando dire le cose, quando dare uno spunto tecnico che può aiutare. Lui è stato molto bravo perché ha riformato la squadra, ha lanciato alcuni giovani dopo le Olimpiadi, è stato capace di farci allenare tanto, da quel tipo di lavoro è venuto fuori il risultato. Ci trovavamo veramente bene fra di noi, l’ambiente che si è formato ha creato le basi del successo".

Che impressione ha di Siena?

"Non c’ero mai stato. È una bella città, si sta molto bene, è tranquilla, mi piace il centro, i senesi sono un bel popolo, socievole, amichevole".

Qual è il sogno di Giulio Pinali?

"Il sogno adesso è giocare l’Olimpiade. Poi sarebbe bello vincerla, ma già partecipare sarebbe per me l’obiettivo più alto da poter raggiungere".

Stefano Salvadori