Ci sono tutti gli elementi di un romanzo misterioso, di quelli che Henry James ambientava chiamando a protagonisti pittori e appassionati d’arte in cerca di tesori da scoprire. La vicenda della ’Cattura di San Pietro’ di Rutilio Manetti (1771-1639), pezzo forte della mostra su ’I pittori della luce’, curata da Vittorio Sgarbi, aperta a Lucca nel 2022, lo annoverava tra il centinaio di opere convocate. Vi figurava a pennello, perché la scena era immersa in una penombra drammatica appena rischiarata dalla fioca luce di una torcia sul fondo. Ricordo la battuta di un visitatore meravigliato: "Se non fosse per la luce che viene da quel moccolo non si vedrebbe nulla!".
Ora il dipinto è sotto indagine. Proprietario ne è lo stesso curatore della mostra, che incassò più di un riserva da parte di parecchi critici. Stando a un’inchiesta, che sarà trasmessa domenica prossima da Report, il quadro è lo stesso che appare in una scheda dell’Interpol tra quelli che risultano rubati, con la sola differenza che a Lucca compariva la candela che nella foto segnaletica non c’era e anche le dimensioni riportate nella scheda di accompagnamento erano lievemente diverse: 233 cm. per 204, anziché i 247 cm. per 220 della foto.
Come si spiegano questi dettagli? Un lungo articolo di Thomas Mackinson descrive su Il Fatto quotidiano un’ipotesi, che ha i colori di un giallo in piena regola. Nel pedigree ufficiale la tela si dava per proveniente dalla villa Maidalchina, un nobile edificio ridotto a rudere, che Vittorio acquistò: ed ebbe la fortuna di rinvenirvi il dipinto, stranamente non elencato in un meticoloso atto del 1649. Da dove spuntava questo inedito?
Risulta che fino al 2013 fosse custodito in un castello di Buriasco, vicino Pinerolo. Proprietà di Margherita Buzio, un’anziana signora, che, malgrado l’interesse di molti che l’avevano ammirato, non volle venderlo. La stima del prezzo si aggirava sui 25mila euro. Un fedele amico di Sgarbi, Paolo Bocedi, cercò di convincere l’anziana detentrice, ma senza successo.
Tempo dopo, ladri si introdussero nel castello e rubarono ’La cattura di San Pietro’, che poi iniziò un avventuroso viaggio e di cui si persero le tracce.
Una denuncia per furto venne sporta in data 14 febbraio 2013 al comando dei carabinieri di Vigone, nei pressi di Pinerolo. Il restauratore che l’ha avuto in cura, Gianfranco Mingardi, asserisce che il quadro a lui affidato per i necessari interventi era identico a quello che apparve a Lucca, corredato dalla scheda compilata da Sgarbi e autorevolmente accreditata da Marco Ciampolini, che di arte secentesca senese è un riconosciuto e stimato esperto. La candela non era stata di certo aggiunta. Emersa da una più approfondita ripulitura? Il lieve mutamento delle dimensioni è spiegabile perché la tela fu ritagliata lasciando intatta la sua cornice. Il sottosegretario Sgarbi sostiene che può trattarsi di una quasi replica, di un bis d’autore.
Questi i principali dati in discussione: tessere di un mosaico che non offre, ad oggi, una plausibile chiarificazione. E non è detto che se ne riesca a venire a capo. C’è solo da sperare che quelle benedetta torcia riesca a far luce dissolvendo dubbi e illazioni.