"Ci sono tante ragioni dietro la grande protesta dei trattori, tanti motivi diversi che hanno scatenato la rabbia degli agricoltori. Non c’è un solo obiettivo". Il professor Angelo Riccaboni, presidente della Fondazione Prima e coordinatore dei progetti sull’Agritech, analizza la marcia dei trattori e i focolai di rivolta tra gli agricoltori di mezza Europa, indicando ’un patchwork’ di motivi alla base della protesta. "Nelle ultime ore si è aggiunta la contrarietà all’accordo con Mercosur - rileva Riccaboni - che taglierebbe i dazi negli scambi con l’America Latina. Sin dall’inizio c’è la rabbia legittima nei confronti della grande distribuzione che ’strozza’ gli agricoltori. Poi è anche vero che siamo noi cittadini consumatori, che al supermercato vogliamo pagare poco. Non è un aspetto banale. C’è anche la protesta contro l’Europa che dà tante risorse all’agricoltura dell’Unione, ma la maggior parte dei soldi va a finire a pochi grandi. E i piccoli si arrabbiano".
Per il presidente di Prima, la complessità nel raccontare la marcia dei trattori sta proprio nel rapporto con l’Europa. "In realtà loro vorrebbero più Europa, nel senso di più fondi comunitari a favore dei piccoli agricoltori. C’è di tutto nelle proteste, persino le metodologie di altre rivolte, come i gilet gialli. La rabbia covava da tempo. E chiede risposte urgenti".
L’epilogo di Riccaboni è su un tema a lui caro, la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura: "Sui temi della sostenibilità bisognerebbe cambiare la velocità dei cambiamenti, forse eccessiva, rallentare e riflettere. L’innovazione non va fermata, bisogna innovare ma non vanno dati obiettivi troppo ambiziosi".
P.D.B.