REDAZIONE SIENA

’Raccontare la guerra ieri e oggi’. Il mestiere di giornalista al fronte

Alle 18.30 a Palazzo pubblico ’I venerdì di Siena’, l’inviato Cremonesi: "Israele, verso nuove radicalizzazioni"

’Raccontare la guerra ieri e oggi’. Il mestiere di giornalista al fronte

Nel salotto del venerdì pomeriggio, nella Sala delle Lupe di Palazzo pubblico, oggi si parla di guerra. L’appuntamento è alle 17.30, per il secondo evento del programma curato da Francesco Ricci, in collaborazione tra Comune e Toscanalibri.it. Il titolo dell’incontro è ‘Raccontare la guerra ieri, raccontare la guerra oggi’. Gli ospiti sono Simone Beta, docente di filologia classica; Lorenzo Cremonesi, giornalista e scrittore; Gherardo Vitali Rosati, giornalista. A moderare sarà Michele Taddei.

Un pomeriggio organizzato da tempo, attorno al delicato tema del racconto della guerra, che sicuramente dovrà affrontare anche gli ultimi drammatici eventi che stanno sconvolgendo di nuovo l’area mediorientale, dopo il terribile attacco di Hamas. Proprio Cremonesi è una delle voci più autorevoli, per tanti motivi, a partire dai ventitré anni vissuti in Israele. "L’attacco di Hamas – spiega Cremonesi, anticipando alcuni dei punti che oggi toccherà – rivela tutta l’impreparazione del governo di Netanyahu. Il senso di un clamoroso fallimento per un governo che ha impostato tutto sul concetto di sicurezza e che proprio su questo punto fallisce. E parlo ormai quasi da israeliano, quando dico che questo governo non è stato attento a quello che avveniva attorno. Questo attacco da parte di Hamas era scritto sui muri da molto tempo".

Su quello che ci aspetta, Cremonesi ha pochi dubbi: "Netanyahu dovrà attaccare. Credo che alle urne perderà, ma adesso nonostante gli ostaggi non può fare a meno di entrare a Gaza e cercare di eliminare Hamas. Nei prossimi giorni migliaia di palestinesi moriranno e per la maggior parte saranno civili. Questo porterà a una nuova radicalizzazione e nuove generazioni di palestinesi che considereranno eroi i morti di oggi". Anche sul suo lavoro Cremonesi ha sempre avuto le idee chiare: c’è un solo modo per farlo onestamente ed è trovarsi sul posto.

"Per anni ci siamo illusi – afferma – di poter vivere di notizie che vediamo su qualche schermo. Ma la grande stampa anglosassone e la stessa stampa israeliana, che per me è stata una grande maestra, hanno reagito alla diffusione dei social mandando sul posto i loro uomini. Perché se non stai sul posto vince la narrazione della propaganda, così come è stato per l’Ucraina. Noi giornalisti abbiamo visto quello che accadeva, quando si parlava degli aiuti americani. Abbiamo visto che erano gli ucraini, giovani e anziani, a difendersi con quello che avevano".

Riccardo Bruni