"Quel testamento per me era valido"

"Quando morì mia suocera, era il 2021, andammo con mia cognata nell’appartamento dove lei aveva vissuto. Diceva sempre che gliel’aveva lasciato il suo compagno, dopo la morte dell’uomo era rimasta lì per 14 anni". Inizia così il racconto della moglie di un uomo imputato, con la sorella, di aver usato un atto falso (non da loro redatto) grazie al quale erano venuti in possesso di un immobile in Valdelsa. Un testamento apocrifo, quello al centro della vicenda giudiziaria giunta alle battute finali. Che disponeva un diritto patrimoniale all’anziana per quanto riguarda appunto la casa. "Mi disse di vedere nella cassaforte, c’era una scatola con cose di poco valore ed una busta che consegnai a mia cognata", prosegue la testimone. Con il documento dove si diceva appunto che lasciava in eredità la casa alla suocera. Quando poi il perito disse che il testamento non era valido, vennero restituite le chiavi agli eredi.

"’Stai tranquillo, di qui non la butta fuori nessuno tua mamma’, mi aveva detto più volte il compagno", riferisce al giudice Francesco Cerretelli l’imputato, difeso dall’avvocato Maurizio Forzoni (nella foto). Che ricostruisce i passaggi legati all’immobile e la storia della sua famiglia, spiegando che la madre si era sposata in chiesa con il pensionato ma non in Comune. Scoprirono che il testamento non sarebbe stato valido quando furono convocati dalla polizia, così vennero restituite subito le chiavi. "Sì, c’è stata anche una causa civile – risponde –, ci hanno chiesto la cifra relativa all’occupazione dell’immobile da quando è deceduta". Non sapeva che la ma dre avesse un diritto di usufrutto, risponde poi al giudice che approfondisce. Emerge anche dal nipote che la nonna avrebbe più volte ripetuto che da quell’abitazione non l’avrebbe potuta mandare via nessuno. La sentenza arriverà fra qualche settimana.

La.Valde.