
Quel Palio in più che non ci sarà. Straordinario, i ’no’ che pesano
In psicologia si dice che i no aiutino a crescere. Ci si rivolge soprattutto ai più piccoli e siccome spesso la città è accusata di essere un po’ infantile in certe scelte, chissà se l’ennesimo no a uno straordinario, quello per presunta prima pietra della Torre del Mangia, bocciato sul nascere dall’amministrazione comunale per voce del sindaco, possa almeno aiutare la città a crescere e maturare meglio nelle scelte, anche paliesche, e anche nella formulazione delle richieste stesse. Negli ultimi cinquant’anni, sono state tre le richieste ’più importanti’ rimandate al mittente.
Non nella stessa fase procedurale: qualcuna si è subito arenata, altre sono arrivate al giudizio dei diciassette popoli. Per il 1976 ci fu una proposta che veniva dall’Azienda autonoma di turismo. Si era pensato al 21 agosto per effettuare una carriera straordinaria per i 450 anni della battaglia di Camollia. Fu respinta con delibera in data 27 agosto per "palese intempestività della proposta, formulata dopo il 16 agosto – si legge nella motivazione ufficiale – quando la stessa avrebbe potuto essere avanzata, trattandosi di scadenza celebrativa, da lungo tempo". Più clamorosa, solo per la fase avanzata in cui si trovava, fu la bocciatura di una corsa straordinaria per i 750 anni dell’Università degli studi di Siena. Clamorosa per una serie di motivi: dal peso della committenza, lo stesso ateneo sostenuto dall’amministrazione comunale, dalla iniziale certezza di essere accolta benevolmente dalle Contrade. Ma non fu così e la maggioranza dei rioni si espresse per un no categorico, nel segno di un evidente distacco fra l’ateneo e la città.
E poi stava maturando l’opinione che una corsa in più costava fatica e risorse sempre più importanti, da destinare già ai due ordinari. Così si dirottò per una dedica per la corsa di Provenzano e il pittore Carlo Pizzichini inserì il classico goliardo nella sua realizzazione artistica. Palio che fu vinto dalla Tartuca il 3 luglio con Cianchino e Uberto.
Altro no abbastanza clamoroso è quello per l’anniversario del Costituto della Repubblica senese. Eppure la ricorrenza cade a perfezione 1309-2009, quindi sette secoli esatti, e anche le ragioni sono abbastanza motivate anche se forse lontane da ogni emozionale ricordo. Il Costituto è di per sé un atto fortemente innovativo, vorremmo dire rivoluzionario, con il Comune di Siena che lo fece riscrivere in lingua volgare, affinché le norme che regolavano la vita collettiva fossero pienamente comprensibili da chiunque. E questo per la prima volta in Italia, almeno per una città importante quale era al tempo la nostra città. Ma alle votazioni, ben tredici Contrade dissero no, con l’approvazione solo di Aquila, Civetta, Nicchio e Torre. Una larga maggioranza che ignorò il valore del Costituto o, perlomeno, che fece passare avanti ben altre esigenze ben più terrene, per non dire strategiche. Sempre comunque da accettare.
Ben altro iter ha avuto questo ’possibile straordinario’ sulla Torre del Mangia, bocciato prima che potesse avere campo e uno sviluppo a livello contradaiolo. Dobbiamo dire che il Novecento ha lasciato evidenti strascichi, e quello che più pesa adesso è la sostenibilità di una carriera che ’pesa’ nell’economia contradaiola non certo come cento o cinquant’anni fa. Il mondo è in crisi, Siena lo è da tempo e da tempo si è dimenticata quella ’isola felice’ di cui si parlava anche a sproposito. Adesso citando Edoardo Bennato siamo molto più vicini a ’l’isola che non c’è’.