SERGIO PROFETI
Cronaca

Quel divieto di ’accordi’ La norma risale al 1852

Dal 1712 la prima delibera e poi da metà Ottocento la disposizione nel regolamento per vietare di favorire una Contrada per la vittoria.

Quel divieto di ’accordi’ La norma risale al 1852

di Sergio Profeti

Un barone di nome Charles Pierre de Frédy, che nel mondo è conosciuto solo come Pierre de Coubertin, nacque a Parigi il primo giorno del 1863 e il suo pensiero filosofico era semplice e immediato: "L’importante nella vita non è il trionfo ma la lotta. L’essenziale non è aver vinto, ma aver lottato bene". Pierre aveva copiato tutto da Siena dove il 1 luglio 1712, 150 anni prima della sua nascita, un editto reale impose vincoli alla ’mercede’ dei fantini per evitare che tra loro avvenissero delle combine atte a favorire una Contrada anziché un’altra. L’articolo farà parte del primo Regolamento a stampa pubblicato nel 1721 (articolo VI) con la stessa valenza applicativa e poi, piano piano, attraverso i Regolamenti del 1796, 1817, 1832, 1841, per ribadire fermamente che venivano proibiti i "giri e concordati fra fantini che portano alla conseguenza di deturpare la festa".

Si arriva al momento della divisione del Regolamento in due binari: quello che riguardava il prefetto e quello del Comune. Siamo nel 1852 e l’articolo 9 del Regolamento prefettizio recitava così: "È proibito qualunque partito, o accordo diretto a far vincere il Palio ad una piuttosto che ad un’altra Contrada".

Cosa dice, 171 anni dopo, l’attuale Regolamento all’articolo 89? "È proibito qualunque partito, o accordo diretto a far vincere il Palio ad una piuttosto che ad un’altra Contrada". Le stesse, identiche parole di quasi due secoli fa, che traevano origine da una disposizione che risale al 1712. E ora riallacciamoci al pensiero decoubertiano. Il Palio di Siena, unico nel mondo, è la più evidente prova di ’sportività’ che esista sotto il motto: vinca il migliore. Perché questo?

Per il semplice motivo che l’articolo 89, o il 9 del 1852, non è mai stato applicato nei confronti delle Contrade. Ciò significa che il Comune, garante del rispetto delle regole del gioco in Piazza, non ha mai avvertito la necessità di intervenire sul profilo disciplinare. Né, d’altronde, nessuna delle 17 Contrade ha mai presentato esposti diretti o indiretti che denunciassero la violazione dell’articolo 89.

Il fatto che la successione delle parole sia identica, dal 1852 ai giorni nostri, rappresenta un segno distintivo dell’unicità della Festa di Siena. Emerge, proprio in relazione all’assoluta mancanza di qualsiasi sanzione che si basi sull’articolo 89, che il Palio è un gioco ’pulito’, che non esiste corruzione di alcun tipo e che l’essenza, secondo la quale il Palio è sopravvissuto nei secoli perché è un gioco corrotto, è priva di fondamento. Il Palio è pulito; crediamoci tutti insieme. Viva Pierre de Coubertin.