"Tre giorni al pronto soccorso con la mamma su una lettiga"

Il racconto di una senese conferma le attese al Dea "Solo un impulso alle Scotte per prendere provvedimenti"

Pronto soccorso

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Siena, 20 febbraio 2020 -  «Posso anche io testimoniare che i quattro volontari dell’ambulanza hanno dovuto attendere con noi circa 3 ore prima che a mia mamma dessero un letto. Che poi letto non era ma solo un’altra lettiga", scrive una senese, raccontando l’episodio accaduto al pronto soccorso delle Scotte.

"Il 1° febbraio mi sono recata con mia mamma, di anni 76, al pronto soccorso con un’ambulanza perché accusava febbre molto alta e disorientamento. La diagnosi è stata di polmonite con scompenso cardiaco. E’ rimasta su una lettiga del pronto soccorso 3 giorni, dal primo pomeriggio del sabato fino al lunedì in tarda serata, in un box di circa 12 metriquadrati con altre due persone, prima che la portassero in reparto in un vero letto".  

Una vicenda che conferma l’attuale polemica intorno al Dea delle Scotte, preso d’assalto nel weekend. "Ora io capisco tutto – continua la lettrice nella sua testimonianza –: l’emergenza da Coronavirus, l’allestimento del pre-triage e il conseguente dirottamento delle risorse disponibili. Ma il rispetto e la dignità delle persone, soprattutto se malate, non possono essere calpestati da misure inefficienti. Se manca personale, si assume. A maggior ragione se si deve far fronte ad una emergenza internazionale! Riferendomi alla parole del direttore Giovannini di domenica, io ho collaborato con i sanitari, ho avuto tanta pazienza per tre giorni e sono stata per questo molto generosa perchè vedere un genitore anziano sofferente su una lettiga che si lamenta non è molto piacevole. Se non fosse stato un caso di una certa gravità, non avrei mai portato mia mamma in un caos del genere! Un ringraziamento lo voglio però fare al personale medico ed infermieristico che si è adoperato, per quanto nelle loro possibilità, lavorando al limite dell’umana sopportazione".  

Il racconto non vuole essere una denuncia, ma "ulteriore impulso – prosegue la lettera – affinché la direzione dell’azienda ospedaliera senese prenda dei concreti provvedimenti".

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