
Duccio Bravi
Siena, 5 luglio 2019 - «Una soddisfazione che farà sempre parte di me»: è stato Duccio Bravi a portare in via delle Vergini, il 29 giugno, Tale e Quale. Cavallo potente, quanto lo si è visto al bandierino. «Lì per lì non sapevo se avevamo vinto o no – sorride Duccio -, prima di gioire ho aspettato la bandiera. Ero in piazza, poco prima di San Martino, sono andato a scendere il fantino. Ho aspettato con Giovanni e gli altri ragazzi. Quando si sono aperte le trifore ci siamo abbracciati. Il primo pensiero? ‘Non ci posso credere, l’ho portato io Tale e Quale’: una gioia doppia».
Il primo abbraccio quello, appunto, con gli amici Pietro e Niccolò, accanto a lui nell’attesa del giubilo. Mentre, tra i tanti messaggi arrivati, il più bello di mamma Cristina, la mattina dopo: ‘Questo Palio mi rimarrà per sempre dentro’. Duccio poi riavvolge il nastro. «Quando il capitano mi ha scelto ero felicissimo – spiega –, anche se ho avvertito tutti quando ho fatto il discorso: ‘Non sono uno molto fortunato in queste cose…’. Diciamo che sono partito abbastanza pessimista… Ora è un continuo rinfacciarmi quelle parole: ‘E meno male che eri sfortunato…’ In realtà un mio caro amico mi aveva predetto che avrei preso il barbero vincente».
Poi eccolo, in montura, sotto Palazzo pubblico. «La mattina dell’assegnazione ho portato con me un nerbo che avevo in casa da tanti anni – prosegue il ‘barbaresco’ –: non un nerbo vincente, ma che era lì ad aspettare. Alla fine eravamo rimasti in due: io e il ragazzo dell’Aquila. I cavalli ritenuti più forti, Porto Alabe, Rocco Nice e Violenta da Clodia erano già stati assegnati. A quel punto ho sperato in Tale e Quale e quando Renalzos è andato all’altra Contrada ho guardato subito il nostro barbaresco: era contento, lo ero anche io. Un segno? Niente di particolare, ma il cavallo aveva il numero sei e sei erano i Palii che avrei, nel caso, visto vincere alla Giraffa…». Ora, però, per Duccio, c’è un fioretto da rispettare. «Mi farò un tatuaggio – svela il giraffino –, da decidere ancora dove e come, ma con ovvio riferimento alla Contrada o al cavallo, vediamo».
I ringraziamenti sono di rito e lui ne ha tanti da fare. «Al capitano, alla Contrada tutta che ha avuto fiducia in me, a mamma, babbo Stefano e Costanza, mia sorella: in realtà mio babbo sapeva da dicembre che sarei andato io a prendere il cavallo, il capitano gli aveva preannunciato che al primo Palio corso sarebbe toccato a me». «Ringrazio poi i miei amici – chiude Duccio -, con cui ho condiviso questa grande soddisfazione. E, ovviamente, a… Tale e Quale».