
Domani alla Galleria Violetti in via di Città si inaugura la mostra di Pizzichini
Si chiama ’Mora Mora altri orizzonti’, ma potremmo anche intitolarla ’Ritorno a Siena’, la mostra antologica di Carlo Pizzichini alla galleria Violetti Arte Contemporanea di via di Città 49, che apre domani alle 18. Una esposizione che raccoglie una selezione di opere a partire dal 2010 fino ad oggi e presenta nuovi lavori che derivano dalle sperimentazioni condotte dal maestro Pizzichini in Madagascar. È interessante ed evocativo seguire il percorso di questo artista: qui è possibile seguire il suo percorso artistico segnato dai tanti viaggi in luoghi lontani, esperienze spazio-temporali che hanno avuto un’influenza estetica, oltre che umana.
I lavori di Pizzichini sono il luogo di un testo poetico, scritto sui motivi del desiderio di scoperta di ’altri orizzonti’. Il punto di partenza del progetto espositivo è proprio l’espressione ’Mora Mora’che in malgascio significa ’piano piano’, una sorta di invito alla dolcezza della vita lenta, al dare importanza a ogni istante, a fare le cose con il tempo necessario, tanto o poco che sia. Piano piano, tanto dove devi andare? La deriva accelerata della nevrosi della nostra epoca trova il suo contrapposto in un luogo, il Madagascar, dove lo scorrere del tempo è dettato dal calar del Sole.
Ci dice lo stesso Pizzichini: "Quell’orizzonte infocato d’arancio che tutte le sere si presenta puntuale un momento prima della notte, mentre nuvole viola si dispongono come cavalli in fila proprio sul limite d’argento dell’Oceano Indiano, quell’orizzonte seduce e nel silenzio sussurra. Parla di un’isola del passato, di un luogo unico, di un frammento di mondo dalle origini, di un archivio della natura, di un universo indecifrabile di popoli e cose, di uno scrigno di culture, disordinato, caotico, inafferrabile". Su tele di grandi dimensioni appaiono riferimenti e allusioni a terre lontane discretamente immersi nella tessitura segnica tipica del linguaggio pittorico di Pizzichini. Palinsesti poetici, stratificazioni di senso, emozione, vissuto.
Pizzichini, come osservatore complice e curioso, rivela nelle sue opere l’essenza del mondo, non come mera rappresentazione ma come ’ricostruzione’ data da un sentimento profondo e ancestrale. Osservando la linea dell’orizzonte, Pizzichini scrive della sua Odissea personale. Un luogo di vuoti archetipi e primitiva purezza, dove il segno muta senza perdere la sua autonomia. L’esposizione, a cura di Elena Violetti, resterà aperta fino al 30 novembre.
Massimo Biliorsi