
Pienza, niente compratori per l’ex fornace Crestini. Potrebbe restare il rudere
di Massimo Cherubini
Da quasi mezzo secolo i dodici ettari di area dell’ex fornace "Crestini" di Pienza attendono un recupero e un rilancio. Importante, anche necessario per rimuovere i componenti edili della vecchia struttura, inerti inquinanti. Tra la struttura della vecchia fornace, un paio di capannoni che supportavano l’attività della stessa, si superano i seimila metri quadrati. Oggi ridotti a ruderi inguardabili che impattano violentemente con il panorama di Pienza che gli è alle spalle. Chi arriva dalla Valdichiana, da Montepulciano, trova a poco più di un chilometro dalla Città di Pio II questo scheletro dell’immenso capannone. Con l’intera area in evidente abbandono. La vecchia struttura venne acquistata da Paolo Lavino prima a titolo personale successivamente ceduta a "Bottega Verde"società della quale era il maggior azionista. E il compianto fondatore di Bottega Verde (oggi detiene, tra le altre proprietà, anche tutta la tenuta di Palazzo Massaini) aveva in animo di realizzarci dapprima una sorta di centro tematico, poi la realizzazione di un grosso impianto fotovoltaico. Idee progettuali che hanno sempre incontrato ostacoli di varia natura.
Nonostante l’ampia disponibilità manifestata dagli amministratori comunali per trovare una soluzione ad un inquinamento ambientale sicuramente importante. Di recente ci sono state della manifestazioni d’interesse per rilevare l’area. Dopo i primi contatti con la proprietà, intuiti i vincoli, le difficoltà di compatibilità con gli indirizzi urbanistici del comune, l’interesse è cessato. Nulla di fatto e l’area e il grosso rudere sono ancora lì degradando, per quanto possa esserci, ulteriormente. Una strada pensata, ma difficilmente percorribile, è quella dell’esproprio. Magari per realizzare una vasta area di sosta, con una piccola struttura dove sistemare i servizi di accoglienza dei turisti. Solo idee perché il comune ha un bilancio che non può sostenere un impegno economico importante. Così com’è difficile pensare ad un provvedimento amministrativo per la demolizione e lo smaltimento dei detriti dello scheletro. C’è, quindi, il timore che il rudere resti com’è, il restante dell’area inutilizzata. Anche perché la volontà, la disponibilità manifestata dagli amministratori comunali per individuare una soluzione devono tener conto dei vincoli paesaggistici che gravano sull’intero territorio di Pienza, anche nell’area dell’ ex fornace.