
È un documento articolato e molto duro, con tratti di critica feroce nei confronti dei vertici del partito: "Le responsabilità politiche sono chiare e gravi sia a livello comunale che provinciale e coinvolgono tutto il gruppo dirigente del Pd, anche esponenti regionali e nazionali. La sconfitta di Siena è un campanello d’allarme per i Comuni che andranno al voto: senza un cambiamento pronto e radicale del Pd, si rischia di perdere consenso e radicamento". Documento firmato da Pippo Lambardi (nella foto) e Lorenzo Brenci, sottoscritto da 41 esponenti del partito: tra gli altri Marco Spinelli, Jacopo Armini, Giacomo Bassi, Francesco Carnesecchi, Luigi Dallai, Pier Paolo Fiorenzani, Giacomo Grazi, Guido Leoncini, Pierluigi Marrucci, Paolo Mazzini, Giulia Periccioli, Moreno Periccioli, Simone Petricci, Maruzio Pozzi, Alice Raspanti, Andrea Rossi, Alessandro Starnini, Marco Turchi, Bruno Valentini.
Molte e dure le accuse: "Negli ultimi cinque anni l’opposizione al sindaco De Mossi è stata debole e disorganizzata, nonostante un’amministrazione che ha sbagliato tutto". O ancora: "Il Pd non è riuscito a stare in campo neppure su contenuti e idee, a causa di una conduzione superficiale e impreparata". Sulla candidatura di Anna Ferretti, cui si riconosce la "generosità della battaglia elettorale", si osserva che è stata "indebolita dalla volontà del segretario di non coinvolgere tutti". Per i firmatari, "Il Pd non ha fatto fino in fondo i conti con il passato e con logiche e gruppi di potere che hanno spadroneggiato in città anche negli anni del sindaco De Mossi. Era ed è necessario dare segnali chiari e definitivi di discontinuità con quegli anni, con quelle logiche e con quelle persone". E con le liste civiche di Pacciani, "bisognava avere un dialogo sin dall’inizio".