
di Laura Valdesi
SIENA
Colpo di scena nel processo per le offese del presidente degli animalisti italiani Walter Caporale nei confronti di Siena e del Palio: il giudice Andrea Grandinetti ha dichiarato l’incompetenza territoriale. E disposto la trasmissione degli atti al pubblico ministero del tribunale di Lanciano, in provincia di Chieti. Città dove abita Caporale e che sarebbe competente, appunto, in base alla residenza del presidente, a procedere per diffamazione. Il processo dunque si farà ma in Abruzzo. "C’è tuttavia anche un’altra possibilità – osserva l’avvocato Filippo Cei che rappresenta Comune di Siena e Consorzio per la tutela del Palio costituiti parte civile –; se il giudice si ritiene competente, come indicato da Siena, il dibattimento si svolgerà a Lanciano. Altrimenti può sollevare un conflitto negativo di competenza per cui manda gli atti alla Cassazione. Ed è poi quest’ultima che decide se è Siena, se è Lanciano o se è un’altra sede. Il merito, ovviamente, resta intatto".
Tribunale deserto ieri alle 11 quando si è celebrata l’udienza. Presente l’avvocato del presidente degli animalisti, Francesco Paolo Fornario di Roma, che aveva sollevato l’eccezione di competenza territoriale il 17 giugno scorso, e l’avvocato Filippo Cei per Comune e Consorzio. Il giudice Grandinetti doveva sciogliere questo nodo importante e l’ha fatto, come detto, dopo una breve camera di consiglio. Decidendo che la città del Palio non è la sede giusta per celebrare il processo per diffamazione aggravata per le parole pronunciate nel corso della trasmissione radiofonica ’La Zanzara’ dove avrebbe offeso gli organizzatori del Palio definendoli, tra l’altro, "sadici e incivili" paragonando i contradaioli ad "assassini, pedofili e stupratori".
"Siamo contenti – commenta a caldo Fornario – , è giusto che sia Lanciano a procedere. A prescindere dall’eccezione giuridica in sé, dal punto di vista ’ambientale’ è corretto che si affronti la questione non a Siena. Caporale teme a venire qui, l’ultima volta chiese la scorta. Spostandosi a casa sua il contesto è maggiormente protetto". "Potrò affrontare con maggiore serenità il processo. Ho temuto, dopo le minacce ricevute sui social, – spiega – di dover arrivare con la scorta per essere sentito come imputato a Siena".
L’avvocato Cei riconosce "che ci sarebbe stato un maggiore coinvolgimento emotivo se fosse stato celebrato qui, direi per tutti i protagonisti. Una questione per così dire ambientale". Riconosce poi una comprensibile difficoltà nel collocare territorialmente un reato del genere commesso nel corso di una trasmissione radiofonica. Se Lanciano non dovesse essere ritenuta la sede giusta, potrebbe venire indicata Milano dove c’è la sede legale di Radio 24. Novità al riguardo arriveranno però solo dopo l’estate.