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"Non volevo un grazie, almeno un ciao. Alle Scotte contano solo i direttori"

La delusione del dottor Cappelli, medico di chirurgia vascolare, ora in pensione

"Non volevo un grazie, almeno un ciao. Alle Scotte contano solo i direttori"

"Non mi aspettavo un ‘grazie’, per aver svolto scrupolosamente la mia professione, ma un ‘ciao’ ci poteva stare": la delusione è lampante nelle parole del professor Alessandro Cappelli, medico universitario di chirurgia vascolare, che il 31 ottobre ha cessato l’attività portata avanti per oltre 40 anni alle Scotte. Un’uscita la sua nell’indifferenza totale da parte di quell’Azienda ospedaliero-universitaria che nello stesso giorno salutava 4 professori-medici direttori di Unità operativa, con tanto di foto di gruppo. In pensione da novembre sono andati altri tre professionisti delle Scotte: lo stesso Cappelli, un anestesista e un ricercatore, che però nessuno ha salutato.

E’ l’ennesima segnalazione di un clima di disagio fra i lavoratori all’interno dell’ospedale. Il professor Cappelli, da pochi giorni in pensione, ha messo nero su bianco la sua delusione scrivendo al direttore generale Antonio Barretta, ma anche al rettore Roberto Di Pietra: "Buongiorno professor Barretta, ho appreso con profondo rammarico del saluto che lei ha fatto ad alcuni medici andati in pensione. In tale saluto non sono stato compreso, ma capisco che per Lei contino solo le figure apicali. Ho lavorato per oltre 45 anni per questa Azienda con estrema dedizione e se la chirurgia vascolare di Siena vanta oggi operatori di alto livello, molto è anche merito dei miei insegnamenti, da docente della scuola di specializzazione. Ma, come si dice, ‘nemo propheta in patria’. Speravo mi fosse riconosciuto l’impegno, ma probabilmente Lei non sa nemmeno chi sono e questo mi dispiace".

Il professor Cappelli, senese, dopo la laurea in medicina è entrato alle Scotte nel 1979 da medico interno, poi la specializzazione, ricercatore dal 1990, quindi docente associato di chirurgia vascolare: è stato lo stesso Cappelli ad introdurre alle Scotte le nuove tecniche di chirurgia endovascolare, di cui è stato docente e tutor in sei Centri ospedalieri italiani, da Torino a Caserta, Roma, Cagliari, Sassari e Salerno.