"Non serve un giudice più bravo dell’altro"

Alla Limonaia del tribunale si parla di riforma Cartabia. Carrelli Palombi: "L’ordinamento si deve toccare ogni 50 anni"

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"No alla gerarchizzazione della magistratura e alla burocratizzazione del suo lavoro", afferma netto il professor Giuliano Scarselli che insegna diritto civile all’Università di Siena. "Nessuno pensi che perché c’è stata la vicenda Palamara si possano legare le mani magistrati", aggiunge intervenendo ieri alla Limonaia del tribunale in Camollia al confronto sulla riforma Cartabia e il referendum sulla giustizia organizzato da Anm locale di cui è presidente il giudice Ilaria Cornetti e Camera penale di Siena e Montepulciano. Argomento scottante. Che ha visto una buona partecipazione di addetti ai lavori.

"Rilanciamo la dialettica e sfidiamo l’avvocatura responsabilizzando la stessa. Il tema – argomenta il giudice Jacopo Rocchi – non deve essere il singolo avvocato che voterebbe contro un magistrato in valutazione per punirlo o il singolo avvocato che voterebbe a favore per blandirlo. Dovrebbe essere piuttosto responsabilizzare i consigli dell’ordine mediante segnalazioni positive o negative circostanziate, motivate, ponderate e studiate su eventi che possono aver interessato il quadriennio del magistrato in valutazione sfociando in un voto unitario in seno al consiglio giudiziario. Questo sarebbe il coinvolgimento ragionato, un apporto propositivo alla valutazione del magistrato da parte di chi può apprezzare quotidianamente il suo modo di lavorare: serietà, merito delle questioni, responsabilità".

"La riforma dell’ordinamento giudiziario – osserva in avvio il presidente del tribunale Roberto Carrelli Palombi – è una cosa serissima, materia di estrema delicatezza. Si dovrebbe toccare ogni 50 anni, ha bisogno di sedimentarsi. Non dovrebbe essere cambiato da ogni maggioranza di Governo, s’interviene invece troppo frequentemente sul alcune caratteristiche". Carrelli Palombi nel suo intervento si sofferma tra l’altro sul tema della professionalità, al centro del dibattito nazionale: "Comporta consapevolezza dei limiti della funzione non solo nel rigoroso rispetto delle regole ma anche in canoni non scritti quali serietà, riservatezza, equilibrio". E ancora: "A noi tutti, ai cittadini, non serve un giudice più bravo di un altro ma giudici bravi".

Laura Valdesi