E ora che la fine è vicina e sono di fronte all’ultimo sipario, vi racconterò la mia storia. Sono sicuro di aver vissuto una carriera piena, di aver percorso ogni autostrada; e, molto più di questo, di averlo fatto a modo mio. Di rimpianti ne ho qualcuno, ma troppo pochi per essere menzionati..". Il caro, vecchio zio Frankie (Sinatra) e ’My Way’ è la colonna sonora per l’epilogo di una vita professionale. Il mio primo articolo su La Nazione è dell’ottobre 1989, raccontava di un avviso di garanzia all’allora sindaco di Montepulciano. La storia che oggi è all’epilogo è quella con il gruppo Editoriale Nazionale; è lunga 35 anni, equamente divisi tra cronaca di Siena e altre cronache, compreso l’ufficio centrale del Quotidiano Nazionale. Non parlerò di altri luoghi e altri tempi. Vorrei raccontare quello che lascio e come l’avevo ritrovato dopo 17 anni altrove. Una città che da rancorosa, autoflagellante e disillusa, si è trasformata in una Lo-Lo-Land con un bel futuro davanti. Lo-Lo sono le iniziali dei protagonisti che, a mio parere, hanno più cambiato il corso delle cose. Uno è Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Banca Mps. L’altro è il cardinale Augusto Paolo Lojudice, che ha ereditato una diocesi divisa, dispersa, con un’immagine con troppi nei. L’ha moltiplicata con l’unione della diocesi di Montepulciano-Pienza, ha portato tutta la provincia in pellegrinaggio, l’ha fatta diventare più buona, più cristiana, francescana in nome del Santo e del Papa.
Sul Monte lo spunto è il lungo articolo del Financial Times Magazine, che parte dalla morte di David Rossi e racconta la storia degli ultimi 30 anni sotto il titolo: ’Come la banca più antica del mondo ha messo in ginocchio una città’. Lungi da me l’idea di contestare il Financial Times, è come se un gattino miagolasse contro un leone.
Ma, dopo aver passato anni a raccontare tutto quello che è scritto nel reportage, e molto altro, vorrei che Siena archiviasse il decennio più stupido della sua storia secolare, sia della città che della banca. Mettesse la parola fine a processi, ricorsi, cause e risarcimenti, lasciasse i tribunali con una verità giudiziaria sancita da tante sentenze. Il Monte dei Paschi è stato realmente proprietà di Siena per meno di venti anni. Dal 1996, anno di nascita della Fondazione, che aveva il 100% del capitale della banca e uno statuto che blindava la maggioranza agli enti locali, fino al 2014, anno dell’ultimo aumento di capitale di 5 miliardi, per cercare invano di tappare la voragine aperta da Antonveneta. In 10 anni la Fondazione ha erogato oltre un miliardo e mezzo di euro di utili, soprattutto a Siena e provincia. La città non è mai stata in ginocchio, quella che è tramontata è la Siena arrogante, autarchica, sprecona, narcotizzata dall’oppio dei troppi milioni, degli scudetti vinti dalla Mens Sana e dei dieci anni del Siena in serie A.
Quando sono tornato, nell’aprile 2018, il Monte era stato salvato dallo Stato con la ricapitalizzazione da 5,4 miliardi. Il 69% della Banca era nelle mani del Governo. Il bilancio si era chiuso con una perdita di 700 milioni di euro. Oggi Banca Mps, grazie alla cura Lovaglio, capitalizza 6 miliardi e mezzo, il titolo vale 5,25 euro, lo Stato è sceso al 26,7%. E se qualcuno volesse comprare la banca non può più chiedere 8 miliardi, come ha fatto Unicredit a ottobre 2021. Dovrebbe pagarli lui.
La prima novità per la Fondazione Mps fu salutare la nomina a presidente di Carlo Rossi. La anticipò La Nazione; che sia stato un passo positivo lo dimostrano la riconferma di Rossi, un patrimonio che sfiora i 600 milioni di euro e le erogazioni al territorio salite a oltre 7 milioni all’anno.
Elencammo sei appunti per il prossimo decennio, i tesori di Siena e provincia. Il primo tesoro le Scienze della vita. Sul Biotecnopolo la speranza è che, persa la dote da 340 milioni di euro, arrivino progetti che facciano da moltiplicatore delle competenze scientifiche del territorio. Per Toscana Life Sciences, messi a punto bilanci e missione grazie alla Fondazione Mps, ci sarà una nuova governance. L’uomo ideale sarebbe l’ex rettore Francesco Frati. Tocca ai membri del comitato di Tls sceglierlo.
Il secondo tesoro è la sanità. Il Policlinico, riammodernato grazie ai tanti milioni di investimenti, dovrà puntare su direttori di dipartimenti e su professionisti capaci. L’Asl dovrà trasformare quel palazzo della Provincia, monumento agli anni della stupidità, nella casa di comunità e nel poliambulatorio.
Il terzo tesoro sono le due Università. Dovranno continuare ad attirare studenti, arruolando docenti di fama e pressando i vertici del Diritto allo Studio per servizi degni di una città universitaria. Non basta aver scelto un luogo per la seconda mensa, bisogna insistere e scuotere il Dsu.
La musica e l’arte sono altri tesori. La Chigiana vive anni dorati, può continuare ad essere colta e pop allo stesso tempo, con stagioni e festival piene di eventi. Siena jazz si è salvata e può dare corpo ai suoi sogni di accademia. I musei e l’arte sono il patrimonio più importante di queste terre. Da San Gimignano con il progetto San Domenico, a San Casciano dei Bagni, con i tesori del Bagno Grande, tutti i Comuni puntano su arte e bellezza per crescere e uscire dalla marginalità. Apro la parentesi politica. Dopo aver raccontato della storica elezione di Luigi De Mossi a sindaco di Siena, dopo 75 anni di sindaci di sinistra-centro, e la prima elezione di una donna, con Nicoletta Fabio, sarebbe bello vedere una presidente di Provincia donna e giovane. Da ottobre Siena sarà celebrata come la culla dell’arte mondiale a New York e poi a Londra. Potrebbe rivelarsi una formidabile occasione, non solo per solleticare un orgoglio da capitale mai sopito. Ma anche per ricordarsi che, se si è stati grandi un tempo, nulla vieta che si possa tornare ad esserlo.
La redazione de La Nazione, formata da professionisti fantastici, saprà raccontare Siena a modo suo, la maniera migliore per farlo. Cosa farò io? Passerò da Frank Sinatra a Francesco Guccini. "E quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare. Ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a c..o tutto il resto".