"David Rossi per me era come un fratello. Quei biglietti non sono nel suo stile"

Siena, Mussari alla commissione d’inchiesta sul caso: "La mail con la scritta 'help!' non collima col suo carattere"

Giuseppe Mussari ha concluso l’audizione: è stato ascoltato per quasi quattro ore

Giuseppe Mussari ha concluso l’audizione: è stato ascoltato per quasi quattro ore

Siena, 17 febbraio 2022 - Delle quattro ore di audizione dell’ex presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari davanti alla commissione d’inchiesta sulla morte di David Rossi, quello che resterà in tanti resoconti sono i dubbi sullo stile dei foglietti d’addio e della mail ’help... stasera mi suicido sul serio, aiutatemi!!!!’ evidenziati nel corso della narrazione. "David Rossi si è suicidato o no, lei che idea si è fatto?" "Io non penso - ha risposto l’ex presidente Mps -. Tra me e David Rossi c’era un rapporto fraterno, non in senso massonico. Da parte di Antonella, la moglie di David c’è una non accettazione dei risultati formali delle inchieste; lei ha un’idea, non provata ma chiara, dell’accaduto. Io non posso rimanere indifferente di fronte a una moglie o a fratelli che chiedono giustizia, chiarezza. Non posso che stare dalla loro parte, ignorando le ragioni, ma per scelta ontologica. Quando avrò la forza per affrontare la vicenda e leggere le carte, sarò felice di dare la mia opinione. Ma ora sto con loro".

E’ il prologo per il sostegno al lavoro svolto dalla commissione che poi diventa più netto con il giudizio sui foglietti d’addio trovati nel cestino dell’ufficio di Rossi, con scritto ’Ciao Toni, amore, l’ultima che ho fatto è troppo grossa...’. "Non era il modo di esprimersi del David Rossi che io conoscevo. Per me chiamava la moglie Antonella, non ricordo di Tonia". Sulla mail dell’annuncio di suicidio, Mussari è più sicuro. "Se vi andate a rileggere l’introduzione alla mostra di Corto Maltese, scritta a quattro mani, capirete che lo stile non collima. Quello che ci legava di più era il silenzio, essere d’accordo sull’idea di fondo delle cose".

Mussari si sofferma sulle altre mail scambiate tra Rossi e l’ex ad Fabrizio Viola il 4 febbraio 2013, due giorni prima della morte. Soprattutto su quella che torna indietro sull’intenzione di andare dai magistrati, ’hai ragione, sono io che mi agito e mi sono spaventato, posso decidere con calma’. L’ex presidente non sa dire i motivi del travaglio di quei momenti: ricorda la perquisizione in contemporanea, il 19 febbraio 2013, in casa e nell’ufficio di Rossi mentre la polizia giudiziaria era anche a casa di Mussari e dell’ex dg Antonio Vigni. "I pm cercavano prove dei collegamenti con noi anche dopo la nostra uscita dalla banca. Pensavano che David fosse un ufficiale di collegamento per concordare la linea negli interrogatori. Non è stato trovato nulla dalle perquisizioni".

Mussari cita in commissione l’elenco dei procedimenti e delle inchieste della procura di Siena ai suoi danni, i processi sull’aeroporto di Ampugnano e sui derivati, finiti con assoluzioni in appello e in Cassazione. Ricorda anche il processo per il rogo della curia con il segretario del vescovo, don Giuseppe Acampa come imputato, finito con una doppia assoluzione. Ha tempo per raccontare l’affare Antonveneta, autorizzato dai vertici di Bankitalia Draghi e Saccomanni. "L’ultima volta che ho visto David era alla cena di Natale di dicembre 2012 - ricorda -. Da gennaio 2013 non era lecito né prudente sentirci. Ero il nemico numero 1 e lui gestiva la comunicazione di una banca che era anche contro il nemico numero 1".