LAURA VALDESI
Cronaca

"Un miracolo: ritrovata la merce che mi avevano rubato"

La gioia di Bortone, titolare di un’impresa svaligiata dalla banda dei bulgari. Ieri è arrivato a Serre di Rapolano il container con la refurtiva

la refurtiva arrivata ieri in Italia

Siena, 30 luglio 2020 - «Una giornata in cui mi sento orgoglioso di essere italiano. Le cose hanno funzionato. I carabinieri sono stati bravi e io ho riportato in azienda quasi 50 mila euro di merce rubata". Ha 40 anni, Giacomo Bortone. Titolare di un’azienda in Pian del Casone, nel comune di Monteriggioni, la ‘Progetto srl’, svaligiata dalla banda dei bulgari sgominata dai carabinieri della compagnia di Siena del capitano Alberto Pinto. Un gruppo che colpiva con rapidità e poi tornava in patria con il bottino. Almeno quaranta i furti messi a segno fra il Centro e il Nord Italia, in ben 17 province. Nel giugno scorso gli arresti, fra l’Italia e la Bulgaria, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pm Siro De Flammineis. Ieri la merce recuperata all’Est (ma potrebbe arrivarne anche altra) è stata portata in un container nel piazzale della Imer a Serre di Rapolano, la prima azienda svaligiata nel novembre 2018. "Oltre 200mila euro il valore della refurtiva in quell’occasione – conferma Riccardo Giannettoni, direttore commerciale della divisione Equipment di Imer International – , soprattutto motori per le nostre macchine. Purtroppo siamo riusciti a recuperare poco, quanto a valore, circa 5mila euro. Mi creda, però, che è importante che i carabinieri di Rapolano e di Siena siano riusciti a sgominare questo gruppo criminale. Non dovevano restare impunite tali razzie. Guardi, si trattava di gente esperta perché scelsero i pezzi di maggiore valore". "Nella mia azienda rubarono il 27 gennaio scorso, solo sei mesi fa. Anche per questo non erano ancora riusciti a smerciare larga parte del bottino. Un bel colpo, circa 150mila euro fra specchi e accessori da bagno, lampade led. Rimasero dentro tre ore, lavorando con tranquillità. Presi i filmati delle telecamere dei capannoni vicini e li portai ai carabinieri. Ho aperto otto anni anni fa, lavorando da mattina a sera con grande sacrificio. E adesso siamo otto persone. Non riuscivo a farmi andare giù quello che era accaduto. Poi vennero i militari di Siena in azienda, spiegarono che stavano lavorando ad una pista. Il resto lo sapete. Non finirò di ringraziarli, per me il recupero di oggi significa molto. Ben 16.600 pezzi riportati a casa!". Emergono anche retroscena. La segnalazione, preziosa, di un importatore Imer dalla Bulgaria a cui erano state chieste informazioni su macchine che lui non aveva venduto. Si era subito accesa la lampadina agli investigatori, già sulla buona strada. L’inchiesta aveva preso corpo, portando com’è noto, nel giugno scorso, a nove arresti. Tutti i componenti della banda, ad eccezione di uno che si trova ancora in Bulgaria, sono ora in Italia. E hanno ammesso, con varie sfumature, la responsabilità dei furti. Ma carabinieri e procura vanno avanti, a caccia dei basisti. Manca l’ultimo tassello per chiudere il cerchio. Non si escludono sviluppi. © RIPRODUZIONE RISERVATA