Marchio Ac Siena, verdetto a febbraio: "Mussari, mai fatto campagna acquisti"

Si è conclusa ieri la discussione del processo che vedeva 5 imputati, fra cui l’ex presidente Mps. L’avvocato Giulio Pisillo spazia dalla passeggiata con Antonio Conte alla telefonata al patron juventino.

Marchio Ac Siena, verdetto a febbraio: "Mussari, mai fatto campagna acquisti"

Marchio Ac Siena, verdetto a febbraio: "Mussari, mai fatto campagna acquisti"

di Laura Valdesi

SIENA

Il verdetto sull’operazione della cessione del marchio Ac Siena alla ’Black & White communication’ arriverà il 26 febbraio. Così ha deciso il presidente del collegio Roberto Carrelli Palombi ieri alle 14, prima che l’avvocato Floria Carucci, difensore dell’ex patron bianconero Massimo Mezzaroma, prendesse la parola. Ultima dei legali a discutere. Due ore e mezzo in cui ha ribattuto alle accuse della procura, utilizzando anche temi già ascoltati nel primo processo, quello per il crac della società. I pm hanno chiesto l’assoluzione per tre montepaschini, due in pensione ed uno tuttora in banca, mentre per Giuseppe Mussari e Mezzaroma il reato di bancarotta semplice è prescritto.

"La pubblica accusa, durante il suo lungo cammino istruttorio non ha raccolto alcunché a sostegno del proprio costrutto accusatorio iniziale. Anzi, ha abbattuto inesorabilmente, testimone dopo testimone, come fossero palle di cannone, il proprio castello che oggi si manifesta come un cumulo di macerie", le bordate dell’avvocato Giulio Pisillo alla ripresa dell’udienza dopo quella fiume di lunedì. Si è soffermato in particolare sulla vicenda che anche da un punto di vista soggettivo, "ambientale potremo dire, di suggestione in definitiva, nulla è stato provato", prosegue il difensore (insieme al padre che aveva parlato lunedì) dell’ex presidente Mps Mussari. Si è insistito molto nel corso del dibattimento sulla presunta "ingerenza patrimoniale e amministrativa" da parte di quest’ultimo sulla società bianconera. "Non una mail, non un documento, non un testimone che abbia fatto cenno ad una condotta del genere tenuta da Mussari. Anche dal punto di vista sportivo, rivendica il difensore. "Un’altra suggestione della procura e leitmotiv di questo processo", la bolla Giulio Pisillo. "Non è emerso niente. Anzi no, una cosa è venuta fuori: una passeggiata in centro di Antonio Conte con Mussari quanto l’allenatore aveva già deciso di lasciare il Siena e andare alla Juventus. Questa l’ingerenza".

L’avvocato punta ad evidenziare poi, restando in tema, che anche lo stesso Giorgio Perinetti era stato chiamato come direttore sportivo ma non da Mussari. Legge la sua testimonianza: "’Sotto Natale mi aveva chiamato l’avvocato Stronati che era presidente del Siena, mi aveva convocato in ufficio... mi disse se avevo piacere di tornare al Siena’. Quindi gli telefonò Stronati e poi Mussari, che già lo conosceva per esperienza con De Luca. Gli aspetti contrattuali vennero trattati solo con Mezzaroma. Perinetti suggerì Conte e Mezzaroma accettò e fu preso. La campagna acquisti veniva fatta da quest’ultimo, Perinetti e Conte, nessun coinvolgimento di Mussari se non casualmente ad una riunione a tre in cui si parlò dell’acquisto di Masiello, nonché di una chiamata a Perinetti, grazie alla confidenza che aveva con lo stesso, quando seppe che questo sarebbe andato a Palermo. Una telefonata di cortesia, tutto qui". Pisillo si sofferma sulle parole dell’ex patron juventino Andrea Agnelli sul banco dei testimoni: ’"Mi fu chiesto di fare una telefonata di cortesia che durò 60 secondi. ’Molto bene, Antonio è un grande allenatore, sono felice che viene a Torino’. Nulla di più". Non molla la presa sintetizzando che era stato Perinetti a chiedere a Conte di dare un colpo di telefono a Mussari e poi fecero l’ormai famosa "passeggiata insieme". "A precisa domanda – è ancora Giulio Pisillo ad arringare – Conte ha riferito che di trattative per un nuovo contratto non ve ne fu neanche l’ombra".