
Laboratori della GSK
Un fulmine a ciel sereno che va a ricadere su un territorio già particolarmente fragile in questo momento storico.
Così il segretario generale di Cgil Siena, Alice D’Ercole, descrive la reazione del sindacato di fronte alla decisione di GSK di prevedere 270 uscite su Siena e Rosia nel piano industriale. Una decisione che rischia di incidere ulteriormente su un 2024 già di per sé complesso per quanto riguarda i livelli occupazionali sul suolo senese.
"Già prima di venire a conoscenza della novità rappresentata da Gsk - spiega D’Ercole -, questo territorio contava 4500 persone che vivono in condizione di crisi industriale. Crisi che derivano da difficoltà di mercato, di liquidità, e che già vedono numerosi lavoratori dover accedere a forme di solidarietà o ad ammortizzatori sociali. Di recente abbiamo affrontato una perdita effettiva di 500 posti di lavoro, equivalenti a 500 persone e famiglie: a luglio è stato chiuso il sito AviCoop di Amadori a Monteriggioni, che ha licenziato 200 lavoratori, mentre Beko sta affrontando l’uscita di altre 300 persone. E questo senza contare tutto l’indotto che ne soffrirà". Per arrivare a ieri. "Stamani (ieri, ndr) – dice la sindacalista – i vertici dello stabilimento Gsk hanno convocato una riunione d’urgenza, comunicando un’uscita di 270 persone, 257 sullo stabilimento di Rosia e 13 su Siena. Numeri che rappresentano il 14% della forza lavoro dell’azienda, e che vanno a inserirsi in un quadro annuale che rischia di alzare la perdita di posti di lavoro nel territorio fino a 800. Territorio che vede l’inflazione più alta d’Italia, con 663 euro in più a persona all’anno che vanno a sommarsi al 17% su base nazionale, mentre gli affitti sono alle stelle e costi e povertà lievitano".
Gsk assicura esodi volontari e incentivati, ma Cgil rimane in allerta. "La riduzione è stata giustificata con ragioni di aumento di competitività - continua D’Ercole -, mentre gli investimenti sul sito continuano da qui al 2026 per 260 milioni di euro. Ai quali però non corrispondono posti di lavoro in più, ma 270 in meno. Alla domanda postagli, ovvero se non ci fossero volontari disposti all’uscita, non c’è stata risposta ma solo la promessa di un nuovo aggiornamento. Per quel che ci riguarda, posta in questi termini parliamo quindi di 270 esuberi. In un’azienda che ha un fatturato a livello globale di 35 miliardi nel 2023, 14% in più del 2022, mentre sui vaccini 11 miliardi di fatturato con il 24% in più, con 400 milioni di fatturato a Siena come dichiaravano a Marzo. Crescere e investire tagliando i posti di lavoro è una logica inaccettabile, tutto ciò ci è stato solo comunicato: nessuno ha menzionato accordi o contrattazioni. La tutela dei lavoratori e il tema dei posti di lavoro non possono passare in secondo piano, la responsabilità sociale prevista dalla Costituzione nel fare impresa non può passare in secondo piano o essere assente. In un settore che è strategico e rischia di lacerare il tessuto economico e sociale del territorio, con redditi impoveriti e meno capacità di spesa. La responsabilità delle imprese nel garantire occupazione di qualità non può essere cancellata con un colpo di spugna. Non possiamo accettare che si faccia tutto ciò in barba a qualsiasi processo di crisi e contrattazione".
A.T.