Lotta alla violenza contro le donne La ministra sceglie Vittoria Doretti

La fondatrice del ’Codice rosa’ nel comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio presso le Pari opportunità "Dobbiamo raccogliere i dati e innescare sistemi di controllo. ’Unire i puntini’, come dico io"

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"Nel 2009 il Codice rosa dell’Asl di Grosseto era una squadra con tanti occhi, ma un unico sguardo verso un solo orizzonte. Da quella piccola realtà il Codice Rosa è diventato una Rete in Toscana e oggi un modello per tutto il Paese. E fare squadra, o ’unire i puntini’ come dico io, è guardare nell’unica direzione, parlare insieme e costruiire insieme un percorso di sostegno alla donna, che sia agevole e sicuro. Su questa strada si va avanti, si può anche tornare indietro, ma comunque lavorare continuamente, per migliorare il metodo, adattarlo alla situazione e ai tempi". Da ieri ad oggi chi ha fatto strada, ma ne ha ancora tanta da fare, è la dottoressa Vittoria Doretti, senese, Mangia d’oro nel 2018, coordinatrice della Rete regionale Codice Rosa, direttrice del dipartimento Promozione della salute ed etica della salute della Asl Toscana sud est e dal 2021 consulente della Commissione di inchiesta sui femminicidi del Senato, appena nominata nel comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio sul fenomeno della violenza nei confronti delle donne e sulla violenza di genere costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le Pari opportunità e presieduto dalla ministra per le Pari opportunità. La dottoressa Doretti ricoprirà il ruolo per tre anni: la mamma del ’codice rosa sanitario toscano’ sarà l’osservatore speciale sul male della società di oggi, quella violenza divenuta ordinaria follia quotidiana.

Come inizia questa storia?

"Il progetto Codice Rosa è nato nel 2009 all’Asl di Grosseto ed è poi diventato il fulcro di una Rete regionale fortemente operativa contro la violenza su donne, bambini e anziani, in termini di prevenzione, assistenza e cura".

Il percorso inizia dalla sanità ma non si esaurisce li, vero?

"La Rete regionale collega e coordina tutte le forze che all’interno del servizio sanitario toscano lavorano per offrire alle vittime di violenza un aiuto tempestivo, assicurando supporto sanitario, sociale e psicologico e l’attivazione dei servizi territoriali. Dopo l’esperienza positiva dell’Asl 9 di Grosseto e una fase sperimentale, nel dicembre 2012 è stata istituita la Rete regionale Codice Rosa: in ogni pronto soccorso è predisposta una stanza dedicata alle vittime di violenza; poi c’è una task force interistituzionale, formata da personale socio-sanitario (infermieri, ostetriche, medici, assistenti sociali, psicologi), magistrati, forze di polizia e associazioni sul territorio: questa sinergia permette di prestare immediate cure a chi subisce violenza e anche intervenire sugli autori delle violenze. La Rete Regionale Codice Rosa della Toscana ha accolto in pronto soccorso circa 18mila vittime di violenza dal 2012 ed il progetto ha avuto un successo tale da ispirare le linee guida nazionali in materia".

Il problema è che il percorso scatta dal ricorso al pronto soccorso o da una denuncia, che non sempre c’è.

"Il sommerso di questo fenomeno è enorme. Il percorso in ’codice rosa’ nasce da un atto di coraggio, in cui non siamo sole. In Italia il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni subisce una forma di violenza. Un’indagine stilata dalla Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio rivelò che solo il 15% delle donne che subiscono violenza denuncia e il 65% non ne parla con nessuno. Purtroppo il 60% di queste donne vengono uccise dal proprio partner o ex, quindi la strada da percorrere è ancora lunga. La violenza di genere è fenomeno strutturale che c’è ovunque e quindi dobbiamo analizzarla, raccogliere i dati e innescare sistemi di controllo e adattamento alla realtà. ’Unire i puntini’, come dico io".

Paola Tomassoni