Siena, 2 giugno 2023 – La Banca d’Italia ha finalmente rotto gli indugi sul Palazzo delle Papesse. Per la direzione immobiliare dell’Istituto di vigilanza, l’affare sembrava concluso.
E quel palazzo a Siena, che ospitò anche Galileo Galilei intento a scrutare gli astri sulla splendida altana, era una grana in meno per via Nazionale. C’erano state prima richieste di manifestazioni d’interesse; se ci fosse stato un solo potenziale acquirente, si sarebbe andati a trattativa privata.
E invece se ne sono presentati due. Da qui l’asta per assegnare il palazzo al miglior offerente. A Palazzo Koch vengono consegnate due buste: una da una società toscana, l’altra dal rappresentante di Dalì Experience, emissario del presidente Beniamino Levi. Che avrebbe consegnato un’offerta di diversi milioni di euro. Fin qui le certezze, che poi si trasformano in supposizioni, congetture, trattative in fase di stallo, negoziazioni sul prezzo d’acquisto, contratti d’affitto Un guazzabuglio nebuloso, agitato dalle dichiarazioni, anche contraddittorie, del direttore esecutivo della Dali Experience, Ferruccio Carminati. Che anche ieri ha parlato di un fantomatico «contratto d’affitto» che sarebbe scaduto.
Con una nota inviata a La Nazione, la Banca d’Italia dà la sua verità. Ed è quella che conta. «In data 26 novembre 2021 la Banca d’Italia ha pubblicato un avviso di vendita del Palazzo delle Papesse - scrive l’Istituto di Vigilanza - finalizzato a ricevere offerte irrevocabili di acquisto da parte di soggetti interessati; entro il previsto termine di presentazione delle istanze (16 dicembre 2021), sono pervenute due offerte irrevocabili di acquisto.
Il 21 aprile 2022 si è proceduto all’assegnazione dell’immobile a una società con sede in Spagna che ha presentato l’offerta di valore più elevato ma inferiore all’importo di 8 milioni indicato nell’articolo de La Nazione. Nessuna trattativa si instaura con l’assegnatario, il quale è tenuto a corrispondere il prezzo indicato nella proposta irrevocabile. L’iter per la stipula dell’atto di compravendita prevede una serie di adempimenti procedurali e finanziari da parte dell’assegnatario che, al momento, non risultano ancora effettuati e che, se non realizzati entro un termine indicato dalla Banca d’Italia, determineranno la decadenza dall’assegnazione».
Ecco spiegato cosa è successo: la società con sede in Spagna presieduta da Beniamino Levi, ha presentato un’offerta nettamente superiore all’altra, quella della società toscana. Le cifre divergono, ma secondo indiscrezioni sono dell’ordine di 6-7 milioni di euro. Poi però la Dali experience non ha versato né la cauzione, né l’acconto sul prezzo d’acquisto: la somma scritta sull’offerta vincolante. I dirigenti della Banca d’Italia che si occupano del patrimonio immobiliare hanno fissato un termine per avere i milioni di euro dell’offerta di acquisto. Scaduto il termine, l’assegnazione del Palazzo delle Papesse decadrà e potrebbe tornare in auge l’altra offerta. Ma è difficile pensare che Palazzo Koch non promuova azioni contro l’acquirente inadempiente.