SIENA
Cronaca

Le lotte, il partito, il Parco dei sogni Tutta la Valdorcia piange Asor Rosa

Si è spento ieri a Roma a 89 anni. Nel 1998 intraprese una dura battaglia contro il cemento a Bagno Vignoni. Il ricordo di Barzanti e del sindaco Garosi: "Un contributo unico: letterato, storico e politico impegnato"

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di Orlando Pacchiani

Altri scriveranno del suo profilo di celebre storico della letteratura, intellettuale prolifico, di uomo politicamente impegnato a sinistra. Qui si ricorderà che Alberto Asor Rosa, scomparso ieri a Roma a 89 anni, da decenni aveva un legame profondo con la nostra terra e in particolare con la Val d’Orcia, del cui Parco è riconosciuto come uno dei promotori. Un rapporto ambivalente, di profondo amore e di accese polemiche, di stimolante partecipazione e di articoli al vetriolo contro le scelte urbanistiche delle amministrazioni locali. Era il 21 settembre 1998 quando inaugurava le sue polemiche scagliandosi contro i ‘Palazzinari in Toscana’, dal titolo del pezzo pubblicato da ‘Repubblica’: ce l’aveva all’epoca con una lottizzazione proposta a Bagno Vignoni dal comune di San Quirico d’Orcia.

Ma otto anni dopo, il 24 agosto 2006 sempre su ‘Repubblica’, la sua denuncia divenne un caso nazionale: "Il cemento assale la Val d’Orcia", s’intitolava l’atto di accusa contro una lottizzazione alle porte di Monticchiello, il soave borgo nel comune di Pienza dove aveva e ancora la sua famiglia ha un podere. Questa circostanza lo trascinò nel ciclone di vibranti accuse di aver scatenato una crociata pro domo sua e ancora oggi quel dibattito è argomento di discussione. Non aveva comunque abbandonato il suo buen retiro nelle campagne senesi, anche se ultimamente aveva dovuto mancare all’appuntamento con Monticchiello di cui lo affascinava tutto (a parte le famose villette), compreso ovviamente il Teatro povero su cui aveva scritto più volte. "Ero stato a casa sua per un evento conviviale prima della pandemia e abbiamo trascorso una serata insieme molto piacevole. Purtroppo, le sue condizioni di salute non erano più buone e da circa un anno non poteva più frequentare Monticchiello", ricorda oggi il sindaco di Pienza Manolo Garosi. Che tributa un riconoscimento a Asor Rosa per il suo impegno a favore del territorio: "Su quanto ha fatto per la nascita del Parco della Val d’Orcia va tutta la nostra riconoscenza per il contributo che da letterato, storico e studioso ha svolto in quegli anni".

Quegli anni sono i primi del Duemila, quando un’area considerata fino a poco prima marginale stava acquistando una precisa fisionomia, se non soppiantando quantomeno affiancando nell’immaginario delle meraviglie naturali senesi il Chianti, che aveva conosciuto un paio di decenni prima lo stesso vertiginoso affrancamento da una condizione di marginalità turistica a una di destinazione di richiamo internazionale. Come peraltro certificato dal riconoscimento di sito culturale del patrimonio Unesco. "È stato uno degli intellettuali che più ha contribuito a esaltare la bellezza ambientale della Val d’Orcia – ricorda Roberto Barzanti – al punto che all’epoca teorizzava la necessità di conservare elementi che le amministrazioni e il Pci con i suoi eredi considerava segni di arretratezza. In una certa epoca, è stato il mitografo per eccellenza della Val d’Orcia".

Già, ma a quale prezzo? Le sue intemerate polemiche scatenarono ampi dibattiti sulla stampa, reazioni spesso critiche da parte della popolazione, rapporti complicati anche all’interno del Pci ed eredi, cui Asor Rosa fu legato da ripetuti avvicinamenti e strappi. "Quando si fece avanti l’idea del Parco, di cui fu uno dei propugnatori, ci fu il timore che questo potesse causare immobilismo e conservazione puramente estetica. Ricordo accese discussioni in federazione, con lui che teorizzava la necessità di difendere quelle specificità che a suo dire connotavano ingiustamente in maniera negativa la Toscana meridionale e quindi anche la Val d’Orcia. All’epoca ci confrontammo più volte anche su posizioni divergenti, ma ritengo che il suo ruolo sia stato di indubbia importanza".