
di Orlando Pacchiani
È ai vertici della società che gestisce il ‘Pavone’, la cui trasformazione da Residenza assistita a Residenza sanitaria sta provocando un polverone: Pd, Per Siena, Cgil, Cobas criticano questo passaggio che porterà a 78 posti per non autosufficienti, il 40 per cento dei quali accessibili tramite voucher regionale (che consente di dimezzare il costo per il privato da circa tremila a 1.500 euro mensili).
Ora l’imprenditore Marco Paglialunga spiega il senso dell’operazione: "Con il Regolamento 2R del 2018, la Regione chiede in sostanza o di chiudere le residenze per autosufficienti o di trasformarle per non autosufficienti. Da un colloquio con la proprietà dell’immobile, la Provincia romana di San Vincenzo de’ Paoli, è emersa la volontà di seguire la seconda strada".
Qual è stato l’iter?
"La legge ci avrebbe consentito di trasformare il cento per cento dei posti a voucher, ma abbiamo subito detto al Comune che ci saremmo autolimitati al 40%, condizione peraltro espressamente richiesta dal Comune".
Perché questa scelta?
"Perché abbiamo una forte richiesta dal mercato privato. Già adesso non possiamo rispondere ad almeno dieci richieste al mese".
Qualcuno teme che quel tetto del 40% possa essere sforato.
"Il sistema di controllo è basato sulla convenzione. Superata quella soglia, la Società della salute non rimborsa più, le norme sono chiare".
Le strutture pubbliche temono però la concorrenza e il rischio di avere posti vuoti.
"A noi risulta che ci sia una lista di attesa permanente per entrare nelle case di riposo, i posti mancano. E poi serve una risposta per i privati, quelli che magari migrano verso il nord delle province di Viterbo o Terni dove ci sono molte strutture".
Che tipo di investimento avete fatto?
"Supera il milione e mezzo di euro, lo farà Casa sollievo network, compagine senese che fa riferimento soprattutto alla mia persona. Negli ultimi mesi ci sono stati aumenti di capitale per finanziare l’operazione e poi si è fatto ricorso al credito nelle forme usuali".
Quando sarà pronto il nuovo Pavone?
"In primavera. A regime passeremo da 45 ospiti con 25 dipendenti, a 78 ospiti con 55 dipendenti".
Però ammetterà che il dilemma pubblico-privato esiste.
"Il punto non è questo: dal 2016 la Regione riconosce il principio della libera scelta del cittadino che può, se ne ha il diritto, spendere il voucher dove meglio crede. Nel pubblico, nel privato o nel privato sociale. Tutti sullo stesso livello purché rispettino le normative regionali".
Perché ci sono tante perplessità su questa operazione?
"Alcune sono resistenze ideologiche da parte di chi si è sempre battuto contro la riforma in Regione. Ma questo è un principio di libertà, di rispetto dell’anziano e dei suoi bisogni".
Si è parlato molto di modello sanitario toscano e lombardo. Non siamo sulla stessa lunghezza d’onda?
"La legge regionale non ha allineato la Toscana alla Lombardia, ma a tutte le altre regioni. È un principio che vale ovunque. Temo ci sia desiderio di fare polemica politica, laddove non c’è alcun motivo, da parte di una ex classe dirigente che in tanti anni di amministrazione non è mai riuscita a risolvere problemi come quelli del Pavone".
C’erano altre soluzioni?
"L’alternativa alla trasformazione in Rsa del Pavone sarebbe stata quella di gettare in strada i 45 anziani ospiti della struttura, i 25 operatori impiegati, quasi tutte donne, con l’ennesimo palazzo vuoto in cerca di una destinazione sempre più vaga".