La polizia scopre cinque tracce di dna. Il ’giallo’ dei 50mila euro ritrovati

Chi ha ucciso Anna Maria Burrini, 81 anni, ha verificato anche che non avesse messo i soldi nel seno

La polizia scopre cinque tracce di dna. Il ’giallo’ dei 50mila euro ritrovati

La polizia scopre cinque tracce di dna. Il ’giallo’ dei 50mila euro ritrovati

di Laura Valdesi

SIENA

Le tracce del dna trovate sul corpo e sugli abiti della pensionata strangolata nella sua casa in Largo Sassetta? Due sarebbero state individuate dai tecnici nel solco lasciato sul collo di Anna Maria Burrini da un laccio da scarpe. L’arma del delitto che non è stata mai trovata dagli investigatori. Secondo la ricostruzione della procura il dna va attribuito all’ucraino di 39 anni accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio, in concorso con la nipote, anch’essa sotto processo. Un’altra traccia sarebbe stata scoperta sulla camicia bianca che indossava la pensionata al momento della morte. Un paio nella zona ascellare, una delle quali sarebbe da attribuire però ad una donna, la nipote. Ma sarà la consulente del pm Sara Faina, nell’udienza del 15 gennaio, a raccontare la ricostruzione fatta appunto delle tracce del dna. Ci sono stati, come riferito in aula da un genetista forense, anche due prelievi di materiale sotto le unghie dell’anziana.

Il processo in Corte d’Assise ha acceso i riflettori sugli accertamenti tecnici – le copie forensi dei cellulari sequestrati agli imputati – ma anche tossicologici effettuati questi ultimi su tre bicchieri sequestrati nell’appartamento, su fiale di Dimedrol, su un farmaco antistaminico, una siringa. Parla di "blando sedativo" che induce una leggera sonnolenza, il consulente del pm che si è occupato di questo aspetto. Che esclude sia stato la causa della morte della donna, ci sarebbero volute concentrazioni di gran lunga superiori a quelle riscontrate. Dimedrol che non è emerso invece nel succo ace trovato nell’abitazione: probabilmente non era quello il contenitore dove avrebbero iniettato la sostanza con l’intenzione di stordire Anna Maria Burrini. Riscontrata invece nei tre bicchieri della cucina sebbene non si riesca a stabilire la quantità.

L’altro tema, introdotto in modo netto dalle difese dei due imputati – Alessandro Buonasera per l’ucraino di 39 anni e Francesco Paolo Ravenni per la giovane nipote dell’uomo –, riguarda il ritrovamento dei risparmi della pensionata nel luglio scorso. Al momento della riconsegna dell’appartamento ai familiari della vittima. La questione viene posta alla testimone del gabinetto della polizia scientifica di Firenze che riferisce in aula anche alcuni particolari sugli accertamenti svolti, dal portafoglio rovistato trovato nella stanza della pensionata, alla giacca gettata sul corpo, "alla camicia tirata su". Forse cercavano il denaro e pensavano che, come usava un tempo, l’anziana potesse averlo nascosto nel seno. Possibile, incalzano Buonasera e Ravenni, che non sia stata vista la busta rossa sotto il mobile della stanza antistante la camera da letto della pensionata con dentro 53mila euro? "Non è stata notata, c’era una situazione di estrema confusione", dice. Si mostra una foto dove c’è un trolley grigio fra la sedia e, appunto, il mobile. Poi un’altra dove non è più lì. Nel punto dove poi è stata notata in estate la busta con il denaro.

La prossima udienza del 4 dicembre sarà molto interessante. Perché sul banco dei testimoni salirà uno degli imputati nell’inchiesta bis sul caso di Largo Sassetta, per i reati connessi che vanno dalla tentata rapina al furto, alla ricettazione. Sarà ascoltato (se parlerà, com’è probabile), l’operaio che viveva in una stanza della casa e che dette l’allarme facendo intervenire le forze dell’ordine perché Anna Maria Burrini non si trovava. L’udienza seguente, il 15 gennaio, saranno sentiti i due imputati, zio e nipote.