La piccola Siena per D’Alema e Gotti Tedeschi

Pino

Di Blasio

Ancor più caustico il giudizio sulla vittoria di Macron, votato da meno di un francese su 5, prova di una democrazia malata e zoppicante non solo in Francia. Una citazione involontaria del mitico Frank Underwood (Kevin Spacey) della serie tv ’House of Cards’: "La democrazia è così sopravvalutata".

Toni ancora più beffardi e al vetriolo da parte di Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello Ior e al vertice di Santander in Italia, usati davanti alla commissione sulla morte di David Rossi. "Ho visto il Palio di Siena dalle finestre di Palazzo Sansedoni e ho capito che i senesi non avrebbero mai ceduto una parte della loro banca. Fu la Fondazione a dire no alla proposta di fusione tra il Monte e Antonveneta. Non voleva perdere il controllo, spezzare la catena che parte da 60mila senesi che scelgono il sindaco, il quale sceglie presidente e vertici della Fondazione, i quali scelgono presidente e direttore della banca". Gli utili che, se non arrivano, si possono trovare grazie ai derivati, i deputati scelti "dal Rotary, dal vescovo, dalla Camera di Commercio", l’affare sfumato e la scelta di comprare Antonveneta pagandola in contanti e molto più del suo valore, sono le prove per Gotti Tedeschi che fu Siena a volere il suicidio della sua banca, della Fondazione e del sogno del terzo polo del credito in Italia.

D’Alema e Gotti Tedeschi sono nelle parti basse della classifica della simpatia, hanno entrambi giocato un ruolo attivo nelle operazioni e nelle nomine sciagurate del Monte dei Paschi e del centrosinistra. Ma non hanno torto a ricordare che è stata la classe dirigente di Siena a pigiare il bottone dell’affare Antonveneta. Con tutto quello che ne è conseguito. Quella classe dirigente che occupava posti di comando grazie all’appartenenza a un partito più che alla competenza. Non vi ricorda qualcosa che sta accadendo anche oggi?