
L’arrivo dell’Istrice (foto da ilpalio.org)
Cinquant’anni fa: un altro Palio, un altro modo di vivere la Festa. La nostra ricognizione recupera il 2 luglio 1975. È la vittoria dell’Istrice che non stupisce certo per il cavallo toccato in sorte, il potente Rimini, ma per il coraggio di montare Silvano Bietolini detto Ragno, che aveva fatto proprio con lo stesso cavallo un Palio non certo esaltante l’anno prima per la Pantera. Ma questo è il gioco senza mai regole prestabilite, e nemmeno anticipate sentenze, della nostra Festa. Lottato fino all’ultimo metro il drappellone dipinto dal giapponese Sho Chiba. Opera delicata al contrario della corsa. Partono forte, oltre all’Istrice, Oca e Onda e la sorpresa Drago.
Una strenua lotta metro dopo metro, con la sorpresa Pantera che al secondo giro passa tutti con Lucianella e Morino. Anche l’Aquila si inserisce con Pitagora e il buon vecchio Bazza. All’ultimo San Martino la sorpresa: la Pantera, nettamente in testa, non gira e l’Istrice riprende il comando della corsa per non lasciarlo più. Trionfo per Ragno, per Rimini, al suo primo successo’approfitta’ dell’assenza dell’amico-rivale Panezio, per il capitano vincitore all’esordio Paolo Nannini, con i tenenti Emo Biliorsi ed Ernesto Zazzeroni per una Contrada che non aveva vinto da molto, lo Straordinario del ’72, ma che aveva visto l’anno dopo l’arrivo vittorioso della rivale. L’Oscar della sfortuna va al fantino Costantino Giuggia detto Morino, che aveva fatto tutto bene ma che non prevede certo la svolta a sinistra della sua Lucianella. Dopo questa corsa, cala il sipario per Saro Pecoraro detto Tristezza, lascia una pesante eredità di fantino cinque volte vittorioso.
Per certi versi si chiude un’epoca. Non si apre invece nessun cammino di gloria per Silvano Bietolini detto Ragno: correrà entrambe le Carriere del 1976, per lo stesso Istrice e per il Valdimontone ma non offrirà nulla di particolarmente interessante. È uno degli ultimi Palii con certe presenze che raccontano di un modo di correre ancora più antico: Bazza, Canapetta, Canapino, Tristezza. Aceto domina in quegli anni e lo fa con l’astuzia di un indiscusso numero uno e con una Contrada alle spalle, l’Oca, che lo sa gestire che illuminata volontà. Ultima corsa anche per il potente Orbello, cavallo che ha fatto sognare molti contradaioli. Anche qui, nelle successive, Carriere, ci sarà un radicale rinnovo del gruppo dei protagonisti, naturalmente con il permesso di Rimini e Panezio.
Massimo Biliorsi