La città armena e i presidenti sotto scacco

Pino

Di Blasio

Il tempo stringe, la paura di ritrovarsi in serie D per beghe, cavilli e giochetti pericolosi e ambigui, cresce con il passare delle ore. La priorità è l’iscrizione della Robur, poi si passerà alle altre questioni: a capire bene cosa vogliono fare gli armeni, chi sono i loro veri advisor e rappresentanti, su cosa puntano davvero a Siena, oltre alla banalità della bellezza di Piazza del Campo. Personalmente non ho mai gradito le cortine fumogene della riservatezza, dei fondi che arrivano dal Liechtestein o da Cipro, la presunta tutela della privacy sui nomi, incarichi e precedenti penali e finanziari di chi vuole investire in Italia e a Siena. L’allergia vale anche per Sargis Gevorgyan, o chi per lui, fino a quando non mostrerà il suo volto e spiegherà le sue intenzioni.

Oltre al nuovo vento dell’Est, hanno tenuto banco in questi giorni, i guai di due presidenti. L’ex vertice di Banca Mps, Alessandro Profumo, ha superato indenne lo scoglio dell’azione di responsabilità, il cda del Monte ha scelto la strada della prescrizione. Il processo di Milano dirà se è stata la scelta giusta, qui non resta che ribadire ai nuovi vertici del Monte, che la Banca e Giuseppe Bivona hanno interessi divergenti. Bivona vuole incassare milioni per i danni dalle presunte malefatte degli ex vertici, la Banca deve continuare a fare la banca, nonostante un patrimonio sempre più risicato e bilanci ancora più rossi.

L’altro presidente sotto scacco è Francesco Macrì di Estra. Al quale auguriamo di superare le inchieste giudiziarie, di dimostrare in tutte le sedi la sua trasparenza e legittimità di carica. Ma la difesa non è un alibi per nascondere o sottovalutare la sfiducia del 75% dei soci di Estra. Difficile restare alla guida di una società se tre quarti dei soci ti chiedono di lasciare il volante.