La Cavalleria dell’esercito rende omaggio a Siena: "Avete passione e rispetto per questi animali"

Ieri in Piazza il generale Quarto che comanda la Divisione ’Vittorio Veneto’. Nella nostra città la tappa centrale in Toscana per i 200 anni della fondazione. . . .

di Laura Valdesi

SIENA

"Parliamo di tradizioni", dice il generale Massimiliano Quarto, comandante della Divisione ’Vittorio Veneto’. Parola chiave nella nostra città ma lo è anche dell’iniziativa per celebrare i 200 anni della scuola di Cavalleria dell’esercito italiano che ha fatto tappa ieri mattina nel Campo. E che il 27 ottobre culminerà in Piazza di Siena a Roma. Tanti turisti e senesi, oltre al sindaco Nicoletta Fabio e a vari rappresentanti delle istituzioni, hanno salutato i militari schierati, la banda della Folgore e quattro cavalieri dell’esercito protagonisti di un’iniziativa che lega l’Italia da nord a sud. "Ben 1434 chilometri, sono numeri di qualcosa che definisco storico, epico. Ripercorrendo anche antiche strade consolari. Otto le soste in Toscana, da Barberino del Mugello, Ponte a Ema, Strada e Castellina in Chianti, Siena naturalmente, quindi Civitella Marittima, Grosseto e Scansano. Perché la Toscana? E’ importante per noi per la tradizione ed il legame con il cavallo ma anche per aver dato i natali ad un illustre rappresentante della cavalleria nel mondo, il livornese Federico Caprilli, ideatore del sistema naturale di equitazione", spiega il generale Quarto (nella foto con il sindaco). "La Cavalcata – prosegue – ripercorre un modo di vivere, di operare nella fatica e nel sudore, nel rapporto intenso fra il cavaliere e il suo animale. Impossibile non fermarsi allora in una città simbolo, al riguardo, come Siena. Qui più di ogni altro posto sono condivise passione, dedizione e rispetto per il cavallo. La scelta non è legata però solo agli eventi di inizio luglio e metà agosto (i Palii, ndr) ma a quello che c’è dietro tutto ciò in termini, come detto, di amore e rispetto per un animale che ha dato tanto nel passato ma può farlo anche nel futuro". Valori e virtù del cavaliere che restano comunque fondamentali per quanti adesso nell’esercito operano con mezzi sofisticati nei moderni scenari e non più in groppa a questi animali intelligentissimi. Quarto chiude con le parole del suo maestro di cavalleria, scomparso qualche anno fa: "L’essere cavalieri è uno stile di vita, un modo di concepire i doveri militari. Le tradizioni sono un mezzo per perpetrare un impareggiabile modus vivendi".