La Bce dice sì all’aumento da 2,5 miliardi

Disco verde da Francoforte per Banca Mps. Il titolo perde il 4,7% in Borsa, l’ad Lovaglio incontra i potenziali investitori italiani

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di Pino Di Blasio

E’ arrivato il disco verde della Bce all’aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi. "La Banca Centrale Europea ha approvato, per gli aspetti di competenza, l’operazione di rafforzamento di capitale che verrà sottoposta all’assemblea il prossimo 15 settembre - recita la nota di Rocca Salimbeni -. Tale approvazione si aggiunge al completamento dell’iter autorizzativo da parte di DG Competition, come dalla stessa autorità comunicato".

La vigilanza europea ha autorizzato la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro, come aveva fatto la Commissione Europea che aveva già approvato il nuovo piano industriale e concesso al Tesoro una proroga per l’uscita dal capitale a fronte di una serie di impegni compensativi. L’amministratore delegato Luigi Lovaglio, in questi pochi giorni prima dell’assemblea, incontrerà i potenziali investitori italiani. E ha rimandato a dopo l’assemblea le missioni a Londra e negli Stati Uniti per convincere gli investitori internazionali.

Non saranno settimane facili, considerando che anche ieri la Borsa ha punito il titolo Mps. Che ha ceduto il 4,7% del suo valore, scendendo a 30,3 centesimi di euro. Sembra un bell’azzardo per una banca che capitalizza poco più di 300 milioni di euro, chiedere 2,5 miliardi di dote patrimoniale aggiuntiva, 1,6 miliardi a carico del Ministero dell’Economia e 900 milioni da trovare sul mercato. E’ vero che il pool di banche di garanzia, che si è arricchito di nuovi partecipanti, è pronto a sottoscrivere l’inoptato. Ma è altrettanto vero che spirano troppi venti contrari, che la crisi di governo e le elezioni politiche aumentano le turbolenze sul cielo di Rocca Salimbeni. Bisogna chiedere il sostegno dei partner industriali, partire dalla partecipazione di Axa e Anima, gli alleati nella banca assicurazione e nel risparmio gestito, e poi trovare altri investitori pronti a scommettere sulla nuova vita del Monte dei Paschi.

E’ innegabile che, da parte sua, l’ad Lovaglio stia correndo in fretta verso il traguardo. A riprova della tenacia del manager, ci sono l’accordo firmato con i sindacati per i 3.500 esodi incentivati da qui a fine novembre, da finanziare con l’aumento di capitale, quanto meno con la quota spettante al Governo. E poi ci sono le cessioni di altri 900 milioni di npl, le repliche a muso duro alle pretese di risarcimenti di quelli che scommettono da sempre sul fallimento di Mps. Come ultima tappa, l’accelerazione della riorganizzazione del personale, che andrà a regime dopo la dieta e gli esodi, che è già entrata nella fase di trattativa.

Lovaglio vuole chiudere in fretta anche perché, come ripetevano al Trono di Spade, ’l’inverno sta arrivando’ e non sarà affatto semplice. Crisi energetica, imprese in bolletta, occupazione a rischio e inflazione alle stelle sono gli ingredienti di una tempesta perfetta che si sta addensando sui cieli dell’Occidente. Per l’amministratore delegato, e anche per l’intero consiglio d’amministrazione, il Monte dei Paschi che dovrebbe emergere dall’aumento di capitale somiglierà a una matricola a Piazza Affari. E’ l’essenza ultima di un aumento iperdiluitivo, gli azionisti di oggi avranno una frazione piccolissima del capitale di domani. Soprattutto per questo il titolo va sempre più giù. Dopo il 12 novembre dovrebbe tornare a livelli più consoni per la banca più antica del mondo.