
Un 38enne bengalese indagato per aver favorito l’arrivo in Italia di connazionali dietro il pagamento di soldi o la cessione di terreni. La prefettura di Siena rileva "anomalie": scatta l’inchiesta della procura.
di Laura Valdesi
SIENA
L’aveva studiato bene. Il sistema pensato dal 38enne bengalese funzionava. E rendeva anche un bel gruzzolo di taka, la valuta del suo Paese di origine. C’era chi ne versava 300mila, corrispondenti a poco più di 2mila euro. Altri di più. Accettava anche il pagamento in modo diverso per le pratiche svolte, se uno si trovava in difficoltà economica. Andava bene la cessione di terreni di proprietà, in Bangladesh naturalmente. Pronti ad ogni sacrificio decine di disperati pur di lasciare il poverissimo paese asiatico, entrando in Italia. E sperando in un futuro migliore. In Toscana, per l’esattezza. Molti in provincia di Siena, per esempio, grazie all’opportunità offerta dal ’decreto flussi’ che regola a livello nazionale l’accesso degli stranieri che vengono per svolgere un lavoro di carattere stagionale, subordinato oppure svolto autonomamente, tenendo conto dei paletti numerici imposti dal Governo quanto alle quote d’ingresso. Un sistema che, per la procura di Siena e la guardia di finanza che ha indagato favoriva l’immigrazione clandestina. E che ha portato al sequestro preventivo di un immobile ad uso commerciale nel centro di Grosseto del 38enne bengalese che vive da tempo nel capoluogo maremmano ma che risulterebbe intestato formalmente ad un connazionale. Perché comprato, secondo quanto ricostruito dal pm Siro De Flammineis, "con il profitto del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina commesso da più persone, alcune delle quali operanti anche all’estero, presentando sulla piattaforma telematica del ministero dell’Interno domande di ingresso contenenti informazioni false".
Tutto è iniziato con una segnalazione della prefettura di Siena alla procura, nei primi mesi del 2024. La questione migranti, per la cronaca, era molto calda in città per via del corposo flusso di stranieri, soprattutto pakistani, che dormivano anche in un parcheggio del centro storico non trovando collocazione nelle strutture dell’accoglienza già sature. La questione dei flussi, dunque, era una priorità per le istituzioni e ben presente sul tavolo della prefettura. Che aveva rilevato "anomalie – sostiene il Nucleo di polizia economico-finanziaria incaricato dell’inchiesta, nel corso dell’esame delle pratiche per l’ingresso di oltre 200 bengalesi". Ad insospettire "indicazioni mendaci riferibili tanto ai datori di lavoro, in alcuni casi risultati ignari (devono presentare loro infatti la domanda sull’apposito portale, ndr) , quanto ai luoghi di lavoro o di alloggio dei cittadini stranieri, spesso ricorrenti". Così la Finanza ha cominciato ad analizzare le domande ’sospette’ incrociando i dati relativi ai telefoni, le mail e anche lo spid che serve per l’accesso al servizio indicati nelle istanze per entrare con il decreto flussi. Da qui è emerso che c’era un unico ’regista’, il 38enne bengalese che vive a Grosseto dove avrebbe anche un’attività commerciale. Un negozio. Lui gestiva le pratiche in collaborazione ad altre persone nel Paese di origine, presentandole sul portale del ministero. Erano stato inseriti negli atti, sostiene la procura, riferimenti ad imprese addirittura non operative riconducibili al 38enne oppure ad altri quattro connazionali indagati in concorso. Domande che poi finivano alle prefetture competenti in base alla sede legale del datore di lavoro. "Per le oltre 200 pratiche esaminate, presentate principalmente alle prefetture di Siena e Grosseto – spiegano ancora le fiamme gialle – la persona sottoposta a indagini ha ricevuto un ingente profitto non esattamente quantificato".
Un ruolo importante nell’inchiesta l’hanno giocato come sempre le intercettazioni. Contribuendo a svelare, secondo l’accusa, oltre al presunto favoreggiamento anche l’auto-riciclaggio: il profitto sarebbe stato investito nell’acquisto di un locale commerciale per 51mila euro, di qui la contestazione di tale reato.