
La presentazione dell’operazione di recupero della Galleria civica ieri pomeriggio nella Sala delle lupe, con il sindaco Nicoletta Fabio
La parola chiave è ‘valorizzare’. Attorno a questo imperativo si è mosso il progetto che ha restituito la Galleria Civica di Palazzo Pubblico alla città di Siena. La parola è chiave è ‘valorizzare’ perché era già tutto lì, il patrimonio artistico e architettonico che dal 2017 non era più accessibile al pubblico, ma aveva bisogno di questo intervento per tornare a vivere. Un percorso partito dalla precedente amministrazione, che ha affrontato anche fasi di stop non preventivate (quelle legate alla pandemia), e che finalmente si è concluso, con un nuovo allestimento che fa da cornice alla selezione di quaranta opere poste in mostra.
Un’esposizione pensata come un viaggio nell’arte senese e nel tempo, allestita in tre sale in senso cronologico, dal medioevo all’epoca moderna, negli spazi che compongono la galleria, affacciati sul Cortile del Podestà attraverso le caratterstiche trifore trecentesche. In poche parole, siamo nel cuore di Siena.
"La riapertura di questo spazio – sottolinea il sindaco, Nicoletta Fabio – testimonia il nostro impegno costante nel preservare e rendere accessibile il nostro patrimonio artistico a tutti. Ogni opera esposta, dai capolavori medievali ai dipinti rinascimentali, è un racconto, un frammento che ci unisce al nostro passato, portandoci a riflettere sulle radici e sull’evoluzione di Siena".
Il percorso che ha portato alla riapertura è stato raccontato ieri nella Sala delle Lupe, nel corso di un incontro pubblico, dal dirigente comunale Paolo Ceccotti con la responsabile del servizio Politiche culturali Monica Vanni, la responsabile del procedimento Caterina Biagini e la curatrice dell’allestimento Veronica Randon. La prima sala è dedicata al XIV e XV secolo.
Qui si trovano capolavori come il San Michele arcangelo vittorioso sul demonio attribuito ad Ambrogio Lorenzetti, rarissimo esempio di vetrata trecentesca, e la frammentaria predella con Due episodi della vita di San Bernardino di Neroccio di Bartoloneo de’ Landi. Nella seconda sala è ricostruito l’apparato decorativo della Cappella del Campo, che ruota attorno alla monumentale sinopia dell’affresco con la Vergine e i santi protettori di Siena eseguito da Giovan Antonio Bazzi detto Il Sodoma nel 1539.
Il percorso si conclude nella terza sala che presenta dipinti su tavola o su tela del XVI e XVII secolo dei maggiori artisti del periodo tra cui Alessandro Casolani, Rutilio Manetti e Bernardino Mei.
Riccardo Bruni