Basta guardare la seduta in Piazza Affari, un lunedì di Borsa poco brillante per gli altri titoli quotati a Milano per capire che il 2023 potrebbe essere l’anno migliore per Banca Monte dei Paschi dal 2009 a oggi. Il titolo ha toccato il massimo, poi ha ceduto un po’ ma ha chiuso con + 3,73%, a 3,257 euro per azione. I fondi che hanno comprato il 25% delle quote del Tesoro hanno già messo a segno una plusvalenza di 33 centesimi per azine, più del 10% in due settimane. La capitalizzazione di Rocca Salimbeni è ora a 4 miliardi e 103 milioni di euro, oltre 1 miliardo e 600 milioni in più rispetto all’aumento di capitale di un anno fa. Per questo, l’analisi speculare sul momento storico del Monte dei Paschi, fatta ieri dai settimanali economici di Repubblica e Corriere della Sera, è stuzzicante ma già datata. Ha un retroscena politico per chi non vuol dare i meriti all’attuale Governo di aver realizzato una plusvalenza di 300 milioni sul 25% venduto, mentre in realtà sarebbe una minusvalenza di oltre 1 miliardo. Ma resta il grande merito di aver creduto al piano dell’ad Lovaglio, aver finanziato con 1 miliardo e 600 milioni l’aumento di capitale e averlo riconfermato nel cda e nel ruolo di amministratore delegato. L’invito di Ferruccio De Bortoli a non ritornare alla versione ’autarchica’ di una Siena visceralmente legata alla Banca che non è più sua, è da convididere in pieno.
La promozione arriva anche dalla Banca Centrale Europea, matrigna fino a giugno 2022, oggi tutore benevolo. La Bce ha comunicato a Siena che i requisiti patrimoniali da rispettare a partire dal 1° gennaio 2024 sono ampiamente soddisfacenti. "Sulla base dei risultati al 30 settembre 2023, Banca Mps - recita la nota - rispetta ampiamente i requisiti, con coefficienti patrimoniali a livello consolidato pari al 16,7% per il Common Equity Tier 1, rispetto all’8,56% richiesto; al 20,2% per il Total Capital ratio, rispetto al 13,27% minimo".