
di Laura Valdesi
"Il detenuto è arrivato in Italia su un barcone, ha vissuto traumi importanti". E quando un avvocato di parte civile chiede se nei confronti di una persona così un’aggressione e le torture oggetto del processo possono avere significato, lo psichiatra ribatte: "Non serve generalizzare. In questo caso non sembra emergere dagli atti". E ancora: "Rilevo un disturbo dell’adattamento, si porta dietro da sempre anomalie comportamentali. Inoltre è un tossicodipendente e questo può aver inciso sulla sua capacità cognitiva". Ad affermarlo, riferendosi al carcerato che è parte offesa nel processo per presunte torture al penitenziario di Ranza con cinque agenti imputati, è stato il professor Giovanni Battista Traverso. Luminare della pschiatria forense, consulente in processi come quello per il delitto di Cogne, per due ore e 40 minuti ha spiegato ieri al collegio del presidente Simone Spina che, in sostanza, il detenuto che sarebbe stato picchiato durante la spedizione punitiva, non avrebbe riportato conseguenze negative a seguito dell’evento dell’ottobre 2018. Nessun disturbo post-traumatico da stress, a dire del professor Traverso. Che come consulente degli imputati durante la deposizione sostiene che "ci vorrebbe una vera e propria perizia per valutare le capacità di testimone del detenuto". Una deposizione che, sia il pm Valentina Magnini che gli avvocati di parte civile, attaccano e smontano. Traverso ammette di non aver mai parlato direttamente con il detenuto tunisino a differenza del consulente della procura, esperto in fatti di carcere. "Ho valutato sulla base degli atti", conferma il professor Traverso. Che viene bombardato di domande quando sostiene che la parte offesa "abbia dei tratti manipolatori". Anche il presidente del collegio chiede da dove lo evinca. Dal fatto che ha usato vari nomi, ribatte, dall’aver detto a una dottoressa di voler tenere un comportamento corretto per ottenere benefici. Fra i testimoni delle difese rappresentate dagli avvocati Manfredi Biotti e Fabio D’Amato, ieri anche lo psichiatra Paolo Nannotti che si divide fra Santo Spirito e Ranza. Gli fu chiesta una consulenza sul detenuto. "Lo trovai delirante. Soprattutto chiuso a qualsiasi tipo di approccio. Diceva di vedere demoni, satana, sempre molto confuso. Disposi l’osservazione in modo che venisse seguito tutti i giorni". E a gennaio 2019 andò dunque a Sollicciano "tornando molto più tranquillo". Nel pomeriggio hanno testimoniato anche agenti in servizio nel turno successivo a quando avvenne la spedizione punitiva, dicendo di non aver notato nulla di strano. Oggi il processo prosegue con il balistico Paride Minervini per la ricostruzione dell’angolo visuale dalla cella di isolamento.