ALBERTO MONACI*
Cronaca

"I grandi elettori del Quirinale siano legislatori"

L’ex presidente del consiglio regionale Alberto Monaci "Nel 2013 Renzi criticò ferocemente le mie scelte"

di Alberto Monaci*

Recentemente il Governatore Giani ha risposto al sindaco Nardella in relazione all’ipotesi di eleggere, tra i grandi elettori per il presidente della Repubblica assegnati alle Regioni, i sindaci. Una richiesta avanzata dal presidente Anci, Decaro, ripresa dal governatore emiliano Bonaccini, pronto a cedere uno dei seggi dell’Emilia-Romagna, infine rilanciata dal primo cittadino di Firenze. Giani ha riposto che nulla osta, a patto che sia approvata una legge costituzionale che ampli la platea dei 1.009 anche ai sindaci, precisando come la Toscana sia già adeguatamente rappresentata dalla terna che, da quel che si comprende, risponderà alla prassi. Composta, cioè, dal governatore medesimo, dal presidente del consiglio regionale, da un autorevole rappresentante delle opposizioni, solitamente individuato nel vicepresidente dell’assemblea legislativa in quota alle minoranze.

Da ex presidente del consiglio regionale ringrazio Giani. Non tanto per la difesa della prassi, che a me costò, nel 2013, le critiche feroci dell’attuale leader di Italia Viva – a mezzo stampa, dal Vinitaly di Verona – per aver onorato la scelta operata a maggioranza dall’allora gruppo consiliare regionale del Pd (di cui Giani già faceva parte), non cedendogli il posto in quanto non componente dell’assemblea legislativa. Ho tenuto fermo il principio che ha sempre orientato, da consigliere regionale, il mio agire nella scelta dei grandi elettori. Nel 2006, nel 2013, nel 2015. Cioè che i grandi elettori debbano essere dei legislatori. Lo è il presidente della Regione. Lo sono, ovviamente, il presidente del Consiglio e ciascuno degli altri consiglieri regionali. Non lo sono gli assessori. Nel 2006, il Gruppo de La Margherita, che avevo l’onore di presiedere, propose di interrompere la prassi della terna Governatore-presidente del Consiglio-vicepresidente del Consiglio di minoranza, eleggendo una donna. Proponevamo l’allora vicecapogruppo Caterina Bini.

Nel 2013 - lo sanno bene gli interlocutori di allora, che non furono pochi benché in quei giorni fossi gravato da serissimi problemi di salute - non misi nessun veto a che fosse scelto un consigliere regionale al mio posto. Preferibilmente una donna. Magari Daniela Lastri, consigliere segretario dell’ufficio di Presidenza, collega Democratica molto lontana dalla mia storia politica. L’unica condizione che ponevo per ‘cedere il passo’ rispetto alla prassi era che il sostituto fosse, appunto, un legislatore. L’unico pregiudizio, checché se ne dicesse e se ne continui a dire. Nel 2015, ancora in carica come presidente dell’assemblea di Palazzo Panciatichi, concordai sull’opportunità - e mi adoperai perché ciò accadesse - che il consiglio regionale della Toscana indicasse due donne da inviare all’’elezione del presidente della Repubblica.

Due donne - Lucia De Robertis e Stefania Fuscagni - che si sono egregiamente comportate, visto il risultato. Ma questa è una valutazione molto personale, di chi, con l’attuale inquilino del Quirinale, ha condiviso un pezzo importante di vita politica. Rimango, perciò, fermo nella convinzione che le Regioni debbano eleggere grandi elettori che condividano, coi Parlamentari, la funzione legislativa. E ringrazio Giani per averlo, sostanzialmente, ribadito. A tutela della funzione e del prestigio di quell’assemblea che anche lui ha guidato per cinque anni.

*presidente del consiglio regionale dal 2010 al 2015