
Hanno raggiunto la maturità ma, appena si sono affacciati nell’età adulta, si sono imbattuti nella prima ’fregatura’, da parte di una società che dà subito il ’benservito’. Tocca a mamma Federica raccontare la beffa del bonus cultura, quei 500 euro che il Ministero della cultura riconosce ai diciottenni, da spendere per acquistare biglietti per cinema, teatri, concerti, eventi culturali, musei, monumenti e parchi archeologici; e anche in libri, musica, corsi di teatro e lingue. "Quando mio figlio è entrato in 18App (applicazione digitale attraverso la quale spendere il bonus) ha trovato il bonus già esaurito, speso presso un negozio di Massa, risultato poi inesistente".
Insomma l’App ministeriale, alla quale si accede solo con Spid o carta d’identità elettronica, è ’bucata’, consente l’inserimento di qualcuno diverso dall’avente diritto al bonus. "Abbiamo scritto alla App, poi segnalato al numero verde ministeriale, quindi alla Guardia di Finanza e infine alla Polizia Postale – racconta la signora Federica –. Tutto è iniziato lunedì scorso, quando i ragazzi, archiviato l’esame di Stato, hanno iniziato a pensare all’Università: mio figlio voleva comperare i libri. Ben presto ci siamo resi conto che la truffa telematica è assai diffusa qui a Siena: abbiamo creato una chat e siamo già 12 ad aver avuto la brutta sorpresa. Andremo fino in fondo, perché non è giusto che accada, che non se ne dia alcuna spiegazione, oltre a non fare nulla per risolvere il problema di un sistema che non funziona, con il rischio che tanti altri incorrano nella stessa truffa. Sembra non esserci nemmeno volontà di risolvere il problema: la stessa App, a cui abbiamo scritto, dice di contattare l’esercente che avrebbe speso il nostro bonus, che però non esiste. La beffa!".
Insomma la misura di sostegno ai giovani in nome della cultura, inventata dal Ministero, sostiene solo la mancanza di cultura, i truffatori. E non è la prima volta: già nel 2021 solo a Siena erano state un’ottantina le denunce per il bonus rubato agli allora diciottenni: sono passati due anni ma nulla è stato fatto.
"Mio figlio ha avuto lo Spid per richiedere il bonus – racconta mamma Laura –. E’ entrato nell’App una prima volta e il bonus c’era. Poi ha deciso a quale università iscriversi e rientrato per acquistare libri, a distanza di un paio di mesi, non ha trovato più nulla: i 500 euro erano stati spesi in un negozio, fittizio, in Campania. Oggi il mio consiglio è di entrare subito nell’App e usare il bonus, per qualsiasi acquisto. Sembra che, iniziata la spesa, il sistema non dia più accesso ad altri".
Ancora una mamma a raccontare le peripezie del 2021: "Entrato nella App, mio figlio ha scoperto suo malgrado che il bonus era stato già generato e speso in provincia di Napoli – così la signora ha scritto all’allora ministrio Franceschini –. Ed ecco sfumato il desiderio di un giovane di poter utilizzare tale cifra in vista dell’università. Sono molto rammaricata di vivere in un Paese dove ogni iniziativa viene trasformata in occasione di truffa. E noi cittadini inermi ci ritroviamo ancora una volta ad essere derubati nello spirito e nella sostanza, senza pensare che tali soldi messi a disposizione dal Governo altro non sono che parti di tasse pagate. Non sarà forse meglio organizzare iniziative in maniera più semplice e diretta, senza dover transitare da canali informatici che di sicuro hanno poco?".
Dopo diverse mail arriva una risposta, con un laconico "per il momento la informiamo che questo Ministero ha preso atto di quanto segnalato". Insomma nel 2021 tanti 18enni non hanno usufruito del bonus cultura: oggi altri ne dovranno fare a meno.
Paola Tomassoni