"’Hai visto, ce l’ho fatta anche io! Bello, una grande soddisfazione, questo è un popolo che se lo meritava, troppi anni a faticare, a piangere". Così, poco dopo la storica vittoria del Palio del 16 agosto 2005, Aurora Misciattelli, rivolgendo idealmente il pensiero alla madre Maria Pace Chigi Zondadari da cui aveva ricevuto il testimone del successo, 44 anni dopo. "Conoscere le persone, essere credibile, rapporti diplomatici", così descriveva a La Nazione la ricetta usata per scardinare un blocco di potere. E nel definire quella vittoria – condivisa anche con l’attuale priore Massimo Bianchi, suo mangino rimasto molto legato ad Aurora – usava le parole "lineare e grandiosa, anche epocale". E di Trecciolino, che in groppa a Berio aveva conquistato il successo, diceva: "Lo corteggiavo da anni, alla fine il sogno si è avverato". In duomo, svelava, lui abbracciandola le aveva confidato ’Hai visto Aurora come si fa a vincere?’". Una capitana che amava i cavalli e i cani, la natura, dolce e tratti rude della tenuta di Luriano, suo ’regno’ e rifugio. Non adorava la mondanità, la capitana che ha rotto il digiuno di Salicotto, pur sapendo bene come muoversi negli ambienti che contano. Dopo il successo a telefonarle era stato tra gli altri l’olimpionico Raimondo D’Inzeo.
"Ho perso una cara amica, una grande donna e una preziosa capitana. Mi rimane il ricordo di bellissime chiacchierate confidenziali di Palio, purtroppo anche insieme a persone che non ci sono più. Mi unisco al dolore della famiglia e della Contrada", le parole commosse dell’ex capitano della Torre Paolo Capelli.
La.Valde.