Gli studenti in coro: "E’ bello ritrovarci qui"

Le scuole hanno riaperto con presenze al 50% nelle classi: "Il distanziamento? Così è facile da rispettare, siamo troppo pochi... "

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Un rapporto ritrovato quello tra gli studenti delle superiori e i banchi di scuola, anche se solo a metà e dopo più di un mese di pausa. Un odioamore che si tramanda di generazione in generazione, un tassello che è parte importante della crescita di ognuno e che il Covid ha più volte cercato di fare suo, rubandone pezzi sempre più grandi: momenti, settimane, semestri. Il Governo, che ha sempre dichiarato, più o meno esplicitamente, di giocare sulla scuola la sua partita più importante (salvo poi chiuderle nuovamente lo scorso novembre), ha deciso di dare un’accelerata per il ritorno in classe: tuttavia il riscontro delle regioni non è stato all’altezza.

Ai nastri di partenza ieri, infatti, solo 3 regioni su 20 (tra cui la Toscana appunto) nonostante lo slittamento dal 7 all’11 gennaio della data fissata, tutte le altre partiranno dopo, a scaglioni. Gli studenti senesi ringraziano perché la voglia di tornare in classe, rivedere i propri compagni e condividere con loro le ansie e le gioie che solo la scuola riserva, era grande. "Indubbiamente è stato bello tornare", questo era il pensiero (che sa quasi di ammissione) comune al suono della campanella. Davanti alle porte c’erano i ragazzi delle prime e delle quinte, così vuole l’alternanza delle classi con la presenza al 50%. Due realtà diametralmente opposte, contraddistinte dall’entusiasmo, seppur diverso, di chi inizia un percorso e di chi lo finisce e, soprattutto, dalle stesse preoccupazioni: "A breve ci saranno gli scrutini, quindi dobbiamo metterci sotto con lo studio", affermano alcune matricole con la rassegnazione di chi sa di non poter fuggire dallo sguardo dell’insegnante nascondendosi dietro una scarsa connessione, amicanemica a seconda delle giornate.

"Nelle prossime settimane ci aspettano compiti e interrogazioni – spiega Tommaso Chiereghin all’ultimo anno del liceo scientifico – sono questi gli unici turbamenti". In pratica gli stessi che i banchi di scuola regalano da sempre, nulla a che vedere quindi con la pandemia. Anche perché dentro la scuola le regole ci sono, così come fuori, e nessun plesso può permettersi di improvvisare.

"In classe le distanze si mantengono sempre – afferma Mattia Filopovic – Ovvio che i timori ci sono sempre, ma credo sia normale. Da parte nostra cerchiamo di essere diligenti e di non fare assembramenti".

"Con la presenza al 50% siamo pochi, quindi il rischio di non riuscire a rispettare il distanziamento non c’è – aggiunge Emiliano Monaldi con il consenso dei compagni di classe – o almeno non c’è all’interno". I momenti più critici, o comunque più difficili da gestire, della giornata sono l’entrata, l’uscita e gli spostamenti, ma questo è fisiologico. Lo dicono i ragazzi, ma ne sono consapevoli anche le istituzioni, le aziende dei trasporti e le stesse scuole, a tal punto che ogni soggetto interessato ha preso le proprie precauzioni.

Ad accomunare ancora gli studenti c’è l’incertezza e il dubbio di riuscire a finire l’anno in presenza. "Il rischio di tornare alla dad è alto", aggiunge Lorenzo Mercati". Più sicuro è Guido Della Torre: "Non riusciremo a concludere l’anno scolastico in presenza". "Quasi sicuramente gran parte del secondo semestre si farà a casa", aggiunge ancora Tommaso. E se mancherà il contatto umano, il rapporto quotidiano con i compagni e con gli insegnanti, l’idea di fare l’esame di maturità in versione Covid non dispiace poi così tanto. "Da questo punto di vista la dad non sarebbe male – commenta Jacopo Orlando – l’esame più semplificato è meglio". Insomma, saranno anche gli anni dei banchi con le rotelle, delle mascherine, della ricreazione mancata e delle gite saltate, ma alcune tradizioni della cara e vecchia scuola sono dure a morire, e per fortuna.

Teresa Scarcella