
Donne nel mirino
Siena, 28 marzo 2023 – Passioni che finiscono però, magari, restano le foto. Anche di momenti appassionati e liberi, com’è giusto che sia. Solo che il patrimonio di affetti e sentimenti spesi, il proprio corpo stesso, quando tutto finisce devono restare nel cassetto del cuore. Dei ricordi. Nella privacy di un rapporto che, comunque, ha vissuto momenti belli e vibranti. Invece accade sempre più spesso, soprattutto fra i giovani, che le immagini diventino oggetto da esibire ad altri. O, come nel caso arrivato ieri in tribunale, vengano addirittura raccolti in una drop box a cui avrebbero avuto accesso più giovani. Sei gli imputati a vario titolo di diffamazione aggravata, due dei quali hanno chiesto la messa alla prova previa offerta di risarcimento del danno non accettata solo da una delle sei parti offese di cui tre anche costituite parte civile. Per loro, così ha deciso il giudice Francesco Cerretelli, si valuterà a inizio giugno l’eventuale programma di attività socialmente utili da svolgere. Sono assistiti dagli avvocati Duccio Campani e Giuliana Falaguerra. Uno di loro aveva anche chiesto prima della Cartabia una mediazione non per estinguere il reato ma per risolvere la frattura che si era creata con le parti offese, che però hanno detto ’no’. Uno dei giovani avrebbe creato la drop box con tutte le immagini, un altro ne avrebbe copiato il link condividendolo.
Altri quattro hanno scelto invece di essere giudicati con rito abbreviato: due difesi da Rossana Giulianelli (uno soltanto è stato condannato ma per diffamazione semplice al pagamento di 1032 euro di multa e unicamente per una ragazza), uno da Niccolò Valiani ed un quarto da Carlo Pini. Tre dunque le assoluzioni con formula piena dall’accusa. Il pm Silvia Benetti aveva chiesto la condanna a sei mesi per diffamazione aggravata. Non era stato contestato il revenge porn in quanto i fatti risalgono al 2016, dunque precedenti rispetto all’introduzione di questo reato. Quanto agli imputati, sono tutti della zona della Valdichiana e del sud senese, come pure le sei ragazze. Che sono rimaste a dir poco scioccate al momento della lettura della sentenza, reagendo in maniera vibrata. Due di loro erano assistite dall’avvocato Silvia Pellegrini.
Nella drop box, una sorta di archivio digitale, c’erano tantissime foto di giovani con cui avevano avuto una relazione, alcune prese anche da Instagram e dai social, ma non solo di loro. Gli accertamenti della procura tuttavia non avrebbe consentito di fare chiarezza su eventuali responsabilità.