Forme gravi di Covid negli uomini che hanno una mutazione genica

Gli uomini che hanno una variante genetica rara sono esposti ad un maggiore rischio di sviluppare forme gravi di Covid: è la recente scoperta del gruppo di ricerca dell’Università di Siena, coordinato dalla professoressa Alessandra Renieri, docente del dipartimento di Biotecnologie mediche e responsabile della Genetica Medica delle Scotte.

Lo studio, pubblicato sulla rivista eLife, mostra come i pazienti maschi che presentano una mutazione nel gene TLR7, deputato alla regolazione della produzione di interferone da parte delle cellule immunitarie durante l’infezione virale, hanno maggiori probabilità di manifestare forme cliniche gravi di Covid, fino al ricovero in terapia intensiva e alla morte. I risultati aprono all’utilizzo dell’interferone per terapie personalizzate verso i pazienti portatori di questa variante genetica.

"Sebbene l’età avanzata e la presenza di altre condizioni, come malattie cardiovascolari o diabete, siano fattori di rischio noti, da soli non spiegano completamente le differenze di gravità nelle manifestazioni cliniche del Covid - spiega la ricercatrice Chiara Fallerini, prima autrice dello studio. L’interferone è prodotto dalle cellule immunitarie durante l’infezione virale, a seguito di stimolo di sensori chiamati recettori Toll-like (TLR) che rilevano i virus e danno il via alla risposta immunitaria.

La ricerca è condotta su un gruppo di 156 pazienti maschi affetti da Covid di età inferiore a 60 anni, selezionati all’interno dello studio GEN-COVID coordinato dalla professoressa Renieri, che ha coinvolto una rete di oltre 40 ospedali italiani. Il team ha identificato il gene TLR7 come uno dei più importanti legati alle manifestazioni cliniche gravi della malattia. Ha poi selezionato i pazienti più giovani identificando rare mutazioni di TLR7 in 5 dei 79 pazienti (6,3%) con Covid potenzialmente letale e nessuna mutazione nei pazienti che avevano pochi sintom. "Queste mutazioni - conclude la professoressa Renieri - potrebbero potenzialmente spiegare la gravità della malattia nel 2% degli uomini con Covid. Riteniamo dunque che lo screening genetico possa aiutare ad individuare tempestivamente i casi in cui il trattamento con l’interferone può essere risolutivo e prevenire così ulteriori morti".