MASSIMO BILIORSI
Cronaca

Fiorenzani scopre il ’Klondike’ Jazz e tanto altro nel nuovo disco

In uscita un lavoro profondo e riflessivo che mischia stili e generi diversi, con un omaggio a Nick Drake

Fiorenzani scopre il ’Klondike’ Jazz e tanto altro nel nuovo disco

di Massimo Biliorsi

Nuovo lavoro discografico del chitarrista Francesco Fiorenzani: il suo stile, la sua curiosità, lo ha portato a scoprire il “Klondike“, che non è solo una regione del Canada, ma la fonte ispiratrice del suo particolare progetto musicale che ha i sapori dei giacimenti auriferi, di una purezza e di una essenzialità che si traduce nel suono di questo chitarrista ormai oltre il termine emergente.

Attraverso la casa discografica Auand, eccolo circondarsi di musicisti fidati e collaudati, con il contrabbassista Francesco Ponticelli, Andrea Beninati alla batteria, il produttore e strumentista Andrea Lombardini, per un disco composto da nove tracce volutamente scarne ed essenziali, prendendo spunto da stili assai diversi tra loro, dal bluegrass, il folk e ovviamente il jazz.

La sua chitarra è dunque al crocevia di mondi soltanto apparentemente diversi, protagonista di un disco difficilmente collocabile in un solo genere, come sono i confini ispirativi dei musicisti moderni, pronti a nuove sfide.

Un lavoro compatto, coerente con le proprie aspettative, pronto alla prova del live, che lo vedrà protagonista dalla imminente estate.

“Klondike“ è dunque una tappa importante di questo curioso musicista, che è partito dal jazz e che non si è certo posto limiti di generi, sonorità e stili, come del resto deve fare un compositore emergente.

Tutti brani scritti da Fiorenzani, tranne una perla - mica tanto nascosta - di Nick Drake, il cantautore british anni settanta sempre al limite fra generi e voglia di essere stupendamente surreali.

E qui si scopre l’anima, ancora in bilico fra jazz ed il resto del mondo, di questo chitarrista, che squarcia il velo di generi sempre contrapposti, offrendo una interpretazione di questo brano che perde il sapore anni settanta, guadagna in spessore e ci fa comprendere ancora una volta la grandezza smisurata di Nick Drake, sempre attuale come non mai.

Un disco riflessivo, definito nelle note compatto, e sicuramente lo è, vorrei aggiungere coerente e semplicemente bello da ascoltare nella sua coerente diversità.