REDAZIONE SIENA

Enzo Bianchi da Bose a Cellole

La disobbedienza al Decreto di Papa Francesco ha provocato il trasferimento dell’ex priore della comunità

La piccola comunità dei monaci di Bose, che da dieci anni ha preso casa nella suggestiva collina etrusca di San Gimignano sta cambiando la sua identità e anche ospiti. Infatti il consiglio direttivo, o per usare termini ecclesiastici, il capitolo generale di Bose, ha deciso di allontanare Enzo Bianchi, il fondatore della comunità, e di trasferirsi nella sede a Cellole di San Gimignano. Una nota stringata per un’ordinanza di sfratto da Bose. Il coriaceo frate Enzo Bianchi ora resterà confinato a Cellole. Caso chiuso. E i cinque frati che fino a oggi hanno vissuto al monastero di Cellole, all’ombra delle torri e coordinati dal popolare frate Emiliano, sono già in viaggio sulla strada di Bose, con le valige pronte per lasciare Cellole.

Dal monastero di San Gimignano non c’è voglia di dire mezza parola. "Non dobbiamo dare nessuna spiegazione né ci sono commenti da fare". Parla invece la nota da Bose. "Dal giugno dello scorso anno, la Comunità – si legge - ha atteso invano che frate Enzo Bianchi obbedisse al Decreto singolare del 13 maggio, approvato in forma specifica da papa Francesco che, per il bene della Comunità, disponeva tra gli altri provvedimenti anche il suo allontanamento a tempo indeterminato da Bose e dalle sue Fraternità".

Ricordano che "in questi lunghi mesi il delegato pontificio padre Amedeo Cencini ha operato non pochi tentativi volti a rendere più agevole a frate Enzo Bianchi l’esecuzione del suddetto Decreto, agendo secondo la pazienza insegnata dal Vangelo, in forza del mandato ricevuto dalla Santa Sede, nel rispetto della giustizia e, soprattutto, della sofferenza di tutte le persone coinvolte. Siccome tra le motivazioni addotte da frate Enzo Bianchi per sottrarsi alla fattiva esecuzione del Decreto e spiegare il suo restare a Bose, nei medesimi locali da lui abitati da oltre un decennio, vi era l’indisponibilità a recarsi in un altro monastero e l’asserita impossibilità a trovare un altro luogo adeguato, la Comunità ha acconsentito alla richiesta suggerita dal Delegato pontificio di rinunciare alla propria Fraternità di Cellole, richiamando a Bose o in altre sue Fraternità i fratelli fino ad oggi presenti a Cellole e cedendo in comodato d’uso quegli immobili, così che frate Enzo vi si possa trasferire prima dell’inizio della Quaresima". Con il suo seguito.

Da ricordare che in questo secolare eremo di pace e di silenzio della pieve di Cellole ha passeggiato perfino Giacomo Puccini con Gioacchino Forzano per creare e mettere in scena ‘Suor Angelica’. Ai giorni nostri fra la navata ha predicato il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo Primo portato a Cellole da fra Enzo Bianchi. Appunto.

Romano Francardelli